Frutta senza etichetta, multe più salate

Multe salate, da questa settimana, per ortolani e supermercati che vendono pomodori, zucchine, arance e ogni altro tipo di frutta e verdura senza indicare, oltre al prezzo, anche una serie di altre informazioni preziose per il consumatore. Potrebbe essere l’inizio della svolta tanto attesa per mettere un po’ d’ordine nel settore. A cominciare dalla provenienza. Perché se di recente ha fatto scalpore la notizia dei pomodori da sugo che arrivano in Italia dalla Cina, molti altri sono i prodotti di provenienza estera che entrano nel nostro paese senza una chiara indicazione sulla loro origine: fagiolini che vengono dall’Egitto, pere e mele del Cile, ravanelli dall’Olanda. E in futuro saranno molti di più. LA REGOLA - L’obbligo di mettere un’etichetta sugli ortofrutticoli freschi, sia quelli confezionati (come si trovano in genere nei supermercati), sia quelli che sono venduti sfusi, ordinatamente esposti dagli ortolani o ammonticchiati nei banconi ai mercati ambulanti, in realtà esiste da tempo. Lo ha imposto una direttiva europea recepita da qualche anno anche in Italia. Ma, in moltissimi casi, la norma è stata disattesa. Colpa delle sanzioni: chi non rispettava le regole finora poteva cavarsela con una multa di 30 mila di vecchie lire. Sempre che venisse scoperto. Perché i controlli non sono mai stati troppo capillari.

LA NOVITA’ - Da ieri la musica è cambiata: chi vende frutta e verdura senza esporre l’etichetta dovrà pagare una multa di 1.100 euro. «Lo stabilisce il decreto legislativo 306/2002, quello che detta le sanzioni per coloro che disattendono le norme emanate dall’Unione europea sulla qualità e la commercializzazione degli ortofrutticoli», spiega Emanuele Piccari dell’Unione nazionale consumatori. Dovrà essere indicata la varietà (per esempio, ciliegie Ferrovia), l’ origine (il Paese, ed eventualmente la zona di produzione), la qualità (categoria extra, prima, seconda). Oltre alla quantità e al prezzo, naturalmente.

DOVE CERCARE - Se frutta e verdura sono esposte nelle cassette o confezionate in vaschetta è su queste che bisogna guardare per trovare le informazioni necessarie. Se invece si tratta di merce sfusa, come nel caso degli ambulanti o dei mercatini rionali, le indicazioni devono essere messe bene in vista dal venditore. Eventualmente scritte a mano su una lavagnetta.

CONFUSIONE - Oggi c’è una gran confusione nel mercato degli ortofrutticoli. «Ne sono colpevoli un po’ tutti i rivenditori, compresi i supermercati. Anche lì, spesso, non si trovano le informazioni necessarie -, afferma Carlo Fideghelli, direttore dell’Istituto sperimentale di frutticoltura di Roma -. Negozianti e cooperative all’ingrosso mettono talvolta in vendita frutta con l’indicazione di varietà che non corrisponde a quella reale - spiega -. Prendiamo, per esempio, i pomodori di Pachino a denominazione d’origine protetta. La Sicilia ne produce una quantità limitata, molto pregiata. Ma per estensione vengono spesso venduti con quel nome grandi quantità di ciliegini che di Pachino non sono».

I CONTROLLI - L’Istituto nazionale per il commercio estero è l’organismo incaricato di effettuare i controlli presso i vari punti vendita e anche quello autorizzato a comminare le eventuali multe. Fino ad oggi l’istituto ha puntato la lente soprattutto sui mercati all’ingrosso e sulla grande distribuzione. Ma i suoi funzionari assicurano che le ispezioni verranno ora effettuate anche sugli altri dettaglianti. I consumatori che volessero segnalare inadempienze, possono rivolgersi all’ufficio controllo ortofrutticoli dell’istituto, presente in quasi tutte le grandi città.
Fonte: Corriere dell Sera il 16-02-2003 - Categoria: Cronaca

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