Difensore civico, il rebus indennità

PACHINO - Torna alla ribalta la vicenda mai chiusa relativa alle indennità del difensore civico, vicenda che può certamente essere definita annosa. L'attuale difensore civico, l'avvocato Michele Di Pasquale, venne scelto con delibera consiliare e, con un mandato quadriennale, per tutelare i cittadini contro i torti subiti dalle istituzioni. Il nodo che si presentò sin da subito dopo la sua nomina fu legato alle indennità di carica che Di Pasquale doveva percepire. Il regolamento comunale non indicava alcun onorario, facendo rinvio all'indennità percepita dal sindaco pro tempore. Al momento in cui il regolamento venne approvato, la legge prevedeva per il primo cittadino un'indennità base pari a tre milioni e mezzo di vecchie lire. Tale somma poteva raddoppiarsi nel caso in cui il sindaco fosse un libero professionista. Facendo rinvio all'indennità base quindi, si assegnava al difensore civico una retribuzione pari a tremilioni e mezzo. E' accaduto però che nel frattempo la normativa sia cambiata, stabilendo come stipendio base per il sindaco una somma pari a sette milioni di lire, soggetti ad essere dimezzati nel caso in cui il primo cittadino fosse un dipendente pubblico. Per mantenere invariata l'indennità del difensore civico pertanto, sarebbe dovuto cambiare anche il regolamento comunale. Ciò però non fu fatto. Pertanto, essendo stata modificata la cifra ma non il riferimento, all'avvocato Di Pasquale spettano sette milioni. Il consiglio comunale però, ritenendo la cifra eccessiva, dopo un iter travagliato e dopo che Di Pasquale si era già da tempo insediato nelle sue funzioni, il 6 aprile scorso con un'altra delibera modificò i termini del rinvio fatto dal regolamento per determinare i compensi, facendo riferimento non più all'indennità di carica del sindaco ma a quella di un assessore. Il consiglio però non precisò se la decisione adottata andava applicata al difensore già nominato o se fosse applicabile ai futuri difensori civici.

Ovviamente la questione ha avuto due letture tra loro discordanti. L'avvocato Michele Di Pasquale continua a richiedere alla casa municipale sette milioni al mese delle vecchie lire dato che al momento della nomina rinunciò per incompatibilità con la nuova carica a degli incarichi professionali, gli organi comunali invece gliene corrispondono circa 2 milioni e mezzo adeguandosi alla delibera consiliare. L'inghippo giurisprudenziale non è di poco conto. Se infatti la nomina di Di Pasquale venisse interpretata come un contratto, il difensore civico dovrebbe percepire i sette milioni al mese fissati dalla legge in vigore al momento della sua nomina. Se invece si trattasse di una indennità di funzione, la cifra potrebbe essere modificata. Inoltre le modifiche in corsa per le questioni di carattere economico però sono ammissibili solo se migliorative della posizione economica e non peggiorative. Sulla questione è stato chiesto un parere all'assessorato enti locali che però non ha dato alcuna risposta. Di Pasquale già qualche mese fa ha fatto ricorso al presidente della regione ed intanto sta continuando a richiedere parcelle per 7 milioni mensili presentando regolare fatturazione per quella cifra anche se non ricevuta. I vertici comunali dal canto loro ritengono che nella versione originaria della normativa (quando il sindaco percepiva tre milioni e mezzo) nei confronti del difensore civico si diceva che tale indennità non era soggetta al raddoppio per cui l'intento del legislatore era di assegnare 3 milioni e mezzo. Per il momento però viene versata un'indennità pari a quella di un assessore come deciso dal consiglio, fermo restando che se i pareri richiesti saranno di segno diverso la cifra sarà integrata. Attualmente è in corso un carteggio tra Di Pasquale e la segreteria municipale con cui il difensore civico ha richiesto il regolare adempimento entro dieci giorni.

Salvatore Marziano
Fonte: LaSicilia.it il 26-02-2005 - Categoria: Cronaca

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