«Di Nassiriya ho bei ricordi»

PORTOPALO - E' sotto le armi da sette anni, ha scelto di fare del servizio militare la sua professione. Gaetano Pasquariello, 29 anni, un cognome che palesa le chiare origini napoletane, figlio di un finanziere in pensione da tanti anni residente a Portopalo, ha visto da vicino anche l'inferno che risponde al nome di Iraq dove nei giorni scorsi un attentato ha fatto in un sol colpo 160 morti e dove il caos regna quasi ovunque sovrano. Dall'agosto al dicembre del 2004 Gaetano Pasquariello è stato in missione a Nassiriya con il contingente italiano. Adesso si trova al Reggimento Cavalleria di Grosseto. Gaetano ci racconta la sua esperienza in Medio Oriente. "All'arrivo in Iraq abbiamo trovato un caldo torrido ed una temperatura di 50 gradi. La prima cosa che abbiamo notato è stata la condizione disagiata in cui vivevano gli abitanti del posto, privi dei servizi fondamentali. E poi l'enorme povertà, l'assenza delle strutture principali. Solo piccole case con tetto di paglia e fango, l'acqua per abbeverare gli animali era la stessa che usavano per i bisogni personali e per bere". Gaetano Pasquariello ha visto Nassiriya poco meno di un anno dopo l'attentato al quartier generale italiano che provocò la morte di numerosi nostri connazionali. Parla del rapporto con gli irakeni. "Un rapporto molto buono - prosegue - soprattutto con i bambini che in diverse occasioni abbiamo aiutato in molte esigenze del vivere quotidiano, fornendo cibo e bevande. Durante la giornata era necessario restare sempre vigili per la nostra sicurezza, dato l'alto rischio di attentati". Gli idioti che nei cortei di protesta, dove si spaccia per pacifisti gente che "disonora" questo termine, gridano l'ignobile slogan "10-100-1000 Nassiriya" dovrebbero spremere le meningi forse per capire veramente cosa c'è stato dietro la missione dei nostri militari in Iraq.

Una missione umanitaria, pur in un contesto di guerra. Del resto fu l'allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi a dichiarare pubblicamente (eravamo all'inizio del 2006) che "le nostre truppe sono arrivate in Iraq nel giugno del 2003, quando gli eventi bellici veri e propri erano terminati alla fine di marzo". E Ciampi aggiunse: "Ricordiamo sempre questo", mettendo a tacere i tanti finti pacifisti in giro per l'Italia. A Gaetano Pasquariello chiediamo cosa ricorda, a distanza di poco meno di due anni dal rientro in Italia, di quella esperienza. "Ricordo il nostro impegno da un punto di vista umanitario, che si concretizzava con la distribuzione di aiuti, con il supporto negli edifici scolastici, università comprese, e con la fornitura di materiale didattico". Ci mostra una foto dove è ritratto con molti bambini. "E' la foto a cui tengo di più - conclude il militare italiano - e che mi porto sempre dietro. La mia breve parentesi in Iraq mi ha dato tanto da un punto di vista umano, avendo compreso la delicatezza e l'importanza del nostro compito". Oggi l'Iraq, in larga parte, è sull'orlo del baratro. I Paesi impegnati militarmente stanno studiando le fasi per "l'exit strategy". La parola pace, in quella che fu la Mesopotamia, è solo un miraggio lontano.

SERGIO TACCONE
Fonte: LaSicilia.it il 26-11-2006 - Categoria: Cronaca

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