Cronista racconta il naufragio di 300 asiatici

Cronista racconta il naufragio di 300 asiatici Il cronista di Repubblica Giovanni Maria Bellu è stato esaminato ieri mattina, davanti alla Corte d'Assise (presidente, Romualdo Benanti; a latere, Giuseppe Artino Innaria), come testimone dell'accusa nel processo a carico del pakistano Amed Sheik Turab, detto «mister Tony», accusato di omicidio come dolo eventuale per la morte di quasi 300 asiatici a diciannove miglia da Portopalo, dove si inabissò un sedici metri di fabbricazione inglese, l'F 174, su cui erano stati costretti a trasbordare dagli uomini dell'equipaggio della motonave Yohan nonostante infuriasse una tempesta e il male fosse forza nove. Rispondendo alle domande del Pubblico Ministero Antonino Nicastro, l'inviato de «La Repubblica» e autore del libro «La nave fantasma», ha raccontato come era venuto a conoscenza della presenza nei fondali al largo della costa di Portopalo del relitto. «A parlarmene è stato il mio collega D'Avanzo che, a sua volta, aveva ricevuto delle notizie da persone del luogo. Mi sono recato a Portopalo e, dalle persone che ho contattato, sono stato indirizzato dal pescatore Salvatore Lupo il quale mi ha raccontato che, nell'effettuare la pesca a strascico, le sue reti erano rimaste incagliate come se ci fosse un ostacolo. Tirandole sulla sua barca, il pescatore si ritrovò, tra le mani, vari oggetti, persino delle monetine, e una carta d'identità plastificata intestata ad un giovane del 1979 di etnia Tamil». Il giornalista ha quindi spiegato di esere riuscito ad avere delle esatte indicazioni sull'imputato Turab, noto a Malta con l'appellativo di «mister Tony», e di averlo contattato, attraverso un reporter maltese. «Turab mi dichiarò che faceva parte di una organizzazione internazionale, che si occupava di vicende lecite e illecite, tra cui quella di effettuare viaggi a beneficio di immigrati desiderosi di raggiungere l'Italia o altri paesi dell'Europa.

Turab mi raccontò di essersi occupato della parte finale del viaggio della speranza per quei malcapitati, cioè a dire quando la Yohan al largo di Malta li prese a bordo per condurli alla volta di Portopalo. Mi raccontò anche perchè si era verificato il naufragio che avvenne la notte della vigilia di Natale del 1996. Pur sapendo che quella sera le condizioni atmosferiche fossero proibitive inviò l'F 174 sul quale presero posto un ingegnere navale, un certo Eugerinos, e tale Barbara, nonchè il greco Zervodakis. I primi due sono morti come i malcapitati 289 passeggeri della Yohan, il greco invece si è salvato. Turab, rispondendo a una mia esplicita domanda, mi disse che l'imbarcazione F 174 era in grado di sopportare il peso di 300 persone, precisando però che ciò è possibile soltanto quando le condizioni del mare sono normali. In cuor suo, Turab aveva pensato che la navigazione della Yohan e dell'F 174 fosse a rischio a causa delle avverse condizioni atmosferiche, tant'è che - così mi ha dichiarato - al greco Zervodakis aveva consigliato di non uscire in mare». La tragedia accadde sia per le proibitive condizioni del tempo sia per la doppia collisione tra l'F 174 e la motonave Yohan. I passeggeri, tutti extracomunitari, furono fatti scendere dalla Yohan e fatti salire sulla piccola barca che poi s'inabissò con il carico umano.
Prossima udienza il 13 luglio.

Pino Guastella
Fonte: LaSicilia.it il 23-06-2005 - Categoria: Cronaca

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