Como: Frutta senza etichetta, scattano le multe

Prime multe al mercato Controlli dell'Annonaria. Gli operatori pagheranno oltre mille euro a testa per non avere esposto il prezzo della merce Nei guai anche alcuni rivenditori all'ingrosso. L'assessore Gelpi: «Presto i controlli saranno estesi a tutta la città»

A Como sono le prime. Ma la legge che obbliga l'etichettatura di frutta e verdura è entrata in vigore nel febbraio dello scorso anno e le multe, altrove, sono state numerose. Perché, trascorsa la fase di avvio della normativa quando fu grande l'attenzione mediatica, commercianti e consumatori hanno in generale abbassato la guardia. E dire che il decreto legge 306 (10/12/2002) impone, anche per i prodotti sfusi, l'indicazione, sul cosiddetto cartellino, della denominazione del prodotto e della varietà, dell'origine, della categoria e del prezzo. Facciamo un esempio: arance tipo tarocco, Italia (è facoltativo riportare la zona di produzione), qualità extra, un euro al chilo. Chi evita di fornire, in tutto o in parte, queste informazioni, rischia una sanzione amministrativa da 550 a 15500 euro. Il nucleo annonario della polizia locale sabato è intervenuto per controllare gli 80 fruttivendoli del mercato coperto comunale. Quattro gli agenti impegnati e nove le violazioni riscontrate sul sistema di prezzatura per un totale di 9696 euro di multe accertate. In particolare, tre operatori dovranno pagare 1032 euro per avere posto in vendita della merce priva del cartellino recante l'indicazione del prezzo. A sei operatori, invece, è stato contestato un verbale di 1100 euro per non avere specificato la zona di provenienza dei prodotti. Tra coloro che sono stati trovati non in regola anche alcuni venditori all'ingrosso. Gli accertamenti dei vigili hanno interessato anche l'occupazione del suolo comunale concesso, violata da 11 soggetti ai quali è stata data una multa da 50 euro.

«Siamo partiti da "casa nostra" per estendere i controlli nelle prossime settimane a tutta la città e non soltanto ai piccoli operatori - spiega e annuncia l'assessore al commercio, Enrico Gelpi - un'azione di controllo e prevenzione molto importante non soltanto per i consumatori, ma anche per la credibilità degli stessi commercianti». Con il Comune, Confcommercio concorda solo in parte: «Ineccepibili le contestazioni relative ai cartellini (la norma va applicata e gli operatori del mercato non hanno nulla da nascondere visto che hanno il migliore rapporto qualità/prezzo) - dice Rosario Presti della Fiva-Confcommercio - inopportuni invece i controlli sull'occupazione del suolo proprio in un sabato pre-natalizio e quando da mesi chiediamo al Comune una verifica dopo i lavori di ripavimentazione dell'immobile». L'obbligo dell'etichettatura sussiste, ovviamente, anche per la merce confezionata. Anzi, in questo caso, il cartellino deve riportare anche la ragione sociale del produttore e del confezionatore, l'eventuale presenza di additivi e le caratteristiche di coltivazione (ad esempio: ottenuto con il sistema di lotta integrata...) «Indicare il luogo di origine fa sì che quella del consumatore possa essere una scelta consapevole - dice Alberto Pagani, segretario della Coldiretti - è una fondamentale misura di tutela del made in Italy». In effetti, con i tempi che corrono, la tracciabilità di frutta e verdura è una prima, minima, garanzia di qualità. Certo, un ulteriore strumento a disposizione del consumatore potrebbe essere quello della trasparenza dei cartellini. Indicando, prezzo al consumo e prezzo all'origine, balzerebbero subito all'occhio, infatti, eventuali anomali ricarichi lungo la filiera. Ma la proposta della Cia per il momento non ha avuto alcun seguito concreto.
Fonte: Greenplanet.net il 14-12-2004 - Categoria: Economia

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