Com'è bello incontrare al Simeto i fenicotteri rosa

Com'è bello incontrare al Simeto i fenicotteri rosa Diventa sempre più abituale, durante il passo, osservare piccoli gruppi di fenicotteri rosa che stazionano nella foce del Simeto. In genere sono di passaggio, prediligendo le saline di Augusta o i laghetti dell'oasi di Vendicari. Qui da noi non si fermano che pochi giorni offrendo al visitatore uno spettacolo della natura di rara bellezza. Quel che sorprende però è che essi comincino ad avvicinarsi un po' troppo ai centri abitati, inconsapevoli, poverini, del fatto che l'uomo non è certo il migliore degli animali. Un nostro lettore ne ha fotograto un ristretto gruppo all'interno dell'oasi del Simeto in un laghetto a ridosso delle case. Fortuna che le aree protette siano sorvegliate, altrimenti i bracconieri si sbizzarrirebbero, come hanno fatto all'inizio della stagione venatoria nel Siracusano (nella zona di Pachino), quando ne hanno abbattuti tre, senza ragione, senza logica, senza scrupolo, senza etica. Sì, perché i bracconieri sparano contro qualsiasi essere si libri nel cielo (nell'ultimo mese, tanto per fare un esempio, il Centro recupero fauna selvatica del Fondo siciliano della natura ha già salvato cinque aquile impallinate e una di queste non volerà mai più perché una pallottola le ha distrutto un pezzo di ala).

Secondo i naturalisti, i fenicotteri rosa potrebbero «colonizzare» anche in Sicilia Orientale - in particolar modo vi sono precisi segnali in tal senso nella zona di Vendicari - come da moltissimi anni hanno fatto in Sardegna e nella laguna di Orbetello; ma molto dipenderà da noi - commenta il naturalista Luigi Lino, del Fondo siciliano della natura - e dalla capacità con cui sapremo salvare dall'inquinamento gli ambienti naturali. Uccelli acquatici come il fenicottero rosa traggono tutto il loro sostentamento dalle acque salmastre; persino il loro piumaggio rosa (riscontrabile solo nei soggetti adulti) lo si deve ai gamberetti rosati di cui si cibano; e ciò vale in genere per tutte le specie di uccelli». E ha tanta ragione Luigi Lino. Per uccidere una specie, talvolta non occorre usare la doppietta. Basta «cementizzare» o inquinare gli ambienti naturali e il disastro è fatto.

giovanna quasimodo
Fonte: LaSicilia.it il 13-01-2005 - Categoria: Cronaca

Lascia il tuo commento
Cerca su PachinoGlobale.net