Coldiretti: contro le frodi occhio all'etichetta

In Italia vengono importati oltre 2 miliardi di chilogrammi di prodotti ortofrutticoli (sono circa 800 milioni di chilogrammi di legumi, ortaggi e patate e circa 1.500 milioni di chilogrammi di frutta fresca, in guscio, secca ed agrumi importati ogni anno nel nostro paese) delle più svariate provenienze che, però, molto spesso perdono la loro identità e la loro origine. E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare positivamente l’operazione antifrode messa a punto nei confronti dell’importazione di “clementine” di origine spagnola e spacciate come italiane. L’importazione di prodotti ortofrutticoli “clandestini” non perché importati illegalmente, ma perché ben raramente viene esplicitata al dettaglio la loro origine e provenienza, impedisce - sostiene la Coldiretti - di effettuare acquisti consapevoli e trasparenti. Così il consumatore pensando di acquistare pomodori campani o pugliesi, pesche romagnole, venete o campane, arance e verdure siciliane, clementine calabresi, frutta secca italiana, si porta a casa, senza saperlo, un prodotto belga, olandese, spagnolo, marocchino o turco. Attraverso la conoscenza dell’origine – precisa la Coldiretti - si potrebbe capire quale prodotti sono di stagione, quale è il momento migliore per acquistare le ciliegie, le pesche, l’uva da tavola, che evidentemente non sono presenti nel nostro paese dodici mesi all’anno.

Allo stesso tempo si potrebbe invece comprendere che, in conseguenza del suo clima favorevole, l’Italia può fornire pomodori e zucchine anche in pieno inverno, grazie a semplici tunnel non riscaldati utilizzati nel nostro meridione. L’esposizione di queste informazioni, dovrebbe essere consuetudine perché - afferma la Coldiretti - esiste una norma che prevede l’obbligo di evidenziare i dati relativi all’origine, alla categoria, alla varietà. Si tratta - conclude la Coldiretti - del Regolamento Ce 2200/96, articolo 6 che stabilisce che nella fase di vendita al dettaglio, quando i prodotti sono offerti nell'imballaggio, le indicazioni previste per l’etichettatura siano presentate in modo chiaro e leggibile (identificazione, natura del prodotto, origine del prodotto, caratteristiche commerciali). I prodotti possono non essere confezionati o presentati nell’imballaggio e quindi essere esposti e venduti allo stato sfuso, purché il rivenditore al minuto apponga sulla merce messa in vendita un cartello sul quale figurino, in caratteri molto chiari e leggibili, le indicazioni previste dalle norme relative alla varietà, all’origine del prodotto ed alla categoria.
Fonte: Coldiretti il 02-02-2003 - Categoria: Cronaca

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