Clandestini «spostati» da Portopalo a Siracusa

Da Portopalo a Pachino. Da Pachino a Siracusa. Tutto in soli quattro giorni. Quasi un odissea per gli extra comunitari sbarcati giovedì mattina a Portopalo e che, in gran parte ieri sera, hanno fatto tappa a Siracusa, destinazione scuola materna di via di Villa Ortisi. Intorno alle 20 ne sono arrivati 174 con i mezzi pubblici messi a disposizione dal Comune di Siracusa e scortati dalla Polizia. Eritrea, ma anche i diversi paesi della zona nordafricana, il loro paese d'origine. Gli extra comunitari, successivamente al loro arrivo a Siracusa, sono stati sistemati all'interno della struttura scolastica, organizzata proprio come un centro d'accoglienza, in tre locali differenti: uno riservato agli uomini, uno alle donne e i bambini più piccoli, l'ultimo per gli adolescenti rimasti senza genitori. Si è parlato di uno degli esodi maggiori di clandestini negli ultimi anni e come tale, non sono mancate certo le difficoltà al loro arrivo. 250 tra uomini, donne e neonati, stremati per il lungo viaggio, sono stati costretti alle cure dei sanitari e, per alcuni di loro, è stato reso necessario anche il ricovero ai vicini ospedali di Noto e Avola. Poi, per il resto del gruppo, che in un primo momento era stato sistemato nella struttura del mercato ittico di Portopalo e successivamente al "Tensiostatico" di Pachino, si è richiesta la collaborazione dei Comuni della provincia. Un aiuto concreto per il bene di questa povera gente, perché non sarebbe stato possibile contenerli e gestirli tutti in un'unica struttura come quella di Pachino, ma occorreva che qualcuno si fosse fatto avanti. Per il bene e l'amore di questi sfortunati esseri umani, che vivono in condizioni disastrose nei loro paesi e chiedono continuamente asilo politico. E Siracusa ha risposto presente. Lo ha fatto nel nome di Enzo Vinciullo, vice sindaco e assessore alle Politiche sociali che si è detto "pronto a dare una mano, sebbene anche a Siracusa non ci siano vere e proprie strutture adeguate".

"Perché questi disperati - ha detto Vinciullo - sono come noi e hanno diritto ad una vita dignitosa che evidentemente nel loro paese gli è negata. Faremo tutto il possibile nell'attesa che anche la Questura e la Prefettura si attivino per reperire strutture più adeguate, in modo che possano curarsi e ricominciare a vivere in modo normale". E' proprio quello che si chiede. Semplicemente una vita normale, un lavoro umile e una dimora dignitosa. Perché per imbattersi nel Mediterraneo, tra tempeste, malattie che possano sorgere quando si è ammassati in un barcone comune per tanti giorni di mare, si deve essere davvero allo stremo. E gli extracomunitari sbarcati a Portopalo giovedì, lo erano davvero. E questo lo hanno capito in tanti. Perché i loro volti erano stremati dalla fatica (uno di loro ha subito anche un arresto cardiaco) e dl caldo (una delle giornate più torride dall'inizio di questa estate). L'immediato intervento delle ambulanze della Caritas e della Misericordia di Pachino, quella del 118 e della Protezione civile di Portopalo hanno evitato il peggio. Ma occorrerà ben altro per ridare vita a questa gente. Esseri umani prima che extra comunitari.

Manuel Bisceglie
Fonte: LaSicilia.it il 05-07-2005 - Categoria: Cronaca

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