Chiesto ergastolo per Turab

Chiesto ergastolo per Turab La condanna alla pena dell'ergastolo è stata avanzata dal Pubblico Ministero Filippo Focardi nei confronti del pakistano, naturalizzato maltese, Hamed Sheik Turab, 46 anni, accusato di essere, assieme al comandante della motonave «Yohan», Juosseph El Hallal, tra i responsabili del tragico naufragio della vigilia di Natale 1996, che costò la vita a 289 cittadini asiatici, che perirono annegati a 19 miglia dalla costa di Portopalo. La condanna al carcere a vita per «Mister Tony», come l'imputato viene appellato a Malta dove ha fissato da moltissimi anni la propria residenza e dove gestisce un ristorante, è stata fatta dal rappresentante della Procura della Repubblica di Siracusa, a conclusione della requisitoria. Lo stesso magistrato della Procura ha chiesto alla Corte di emettere un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Turab, per evitare il pericolo che possa rendersi irreperibile. Il Pubblico Ministero Focardi ha sostenuto che le prove del coinvolgimento di Turab nella morte per annegamento di 289 passeggeri della Yohan si ricavano dalle deposizioni di alcuni scampati al naufragio, che hanno additato «Mister Tony» come l'organizzatore del viaggio e il vivandiere dell'equipaggio e della motonave «Yohan». Dopo il Pubblico Ministero, ha parlato l'avvocato Matilde Di Giovanni, difensore della parte civile Mohammad Khan Faem, fratello di Raes Khan, una delle vittime di quel tragico naufragio. L'avvocato Di Giovanni, oltre ad associarsi alla richiesta del Pubblico Ministero, ha chiesto alla Corte d'Assise (presidente, Romualdo Benanti; a latere, Giuseppe Artino Innaria), di voler condannare l'imputato Turab al risarcimento dei danni. Il legale ha presentato una memoria in cui fissa in un milione di euro l'entità del risarcimento dei danni. Inoltre, a titolo di provvisionale, l'avvocato Di Giovanni ha chiesto che essa non sia inferiore a centocinquantamila euro.

Il processo è stato rinviato al 18 aprile per le arringhe dei difensori delle altre parti civili e del legale che assiste l'imputato. In quella data dovranno parlare gli avvocati Ezechia Paolo Reale e Simonetta Crisci, entrambi per le parti civili, e l'avvocato Giuseppe Cristiano, che assiste il pakistano Turab. In attesa della ripresa del processo che si sta celebrando davanti alla Corte d'Assise di Siracusa, il prossimo 13 marzo, a Catania, si terrà un'altra udienza del processo che vede sul banco degli imputati il comandante della motonave Yohan, Jousseph El Hallal. Così come Turab, anche El Hallal viene processato in contumacia dalla Corte d'Assise di Appello di Catania. Ma dal Libano, dove si è trasferito da alcuni anni e precisamente da quando l'alta Corte di giustizia di Francia rigettò l'istanza della Procura Generale della Corte d'Appello di Catania di estadarlo in Italia, El Hallal ha scritto al suo difensore, avvocato Francesco Comi, perchè ottenga dalla Corte d'Assise di Appello l'autorizzazione a venire in Italia per essere esaminato dal Pubblico Ministero e dai difensori delle parti civili. La Corte etnea ha avviato le procedure, inviando al consolato del Libano in Italia la richiesta di concessione del visto a El Hallal, al fine di permettergli di presentarsi nell'aula del Tribunale di Catania per l'udienza del 15 marzo. El Hallal intende difendersi dalle pesantissime accuse che gli hanno mosso numerosi sopravvissuti di quel tragico naufragio.

Pino Guastella
Fonte: LaSicilia.it il 01-03-2007 - Categoria: Cronaca

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