Chi comanda in Rete? Le Potenze a confronto

Chi comanda in Rete? Le Potenze a confronto Di chi è Internet? Chi ha il diritto di accedervi? Soprattutto, chi ne decide le regole, chi la governa, chi la controlla? E’ da anni che se ne discute: è difficile che emergano risposte al secondo Summit mondiale dell'Onu sulla società dell'informazione (detto Smsi o Wsis, «World Summit on the Information Society») che si tiene da domani fino al 18 novembre a Tunisi fra oltre 17 mila delegati da tutto il mondo. Ma sicuramente è una nuova occasione di scontro tra gli Stati Uniti e la comunità internazionale. Le implicazioni sono economiche, culturali e politiche: il Web è stato creato negli Usa ma è diventato un patrimonio di tutti, eppure l’ente che ne gestisce il funzionamento è ancora controllato oltreoceano e cresce l’insofferenza nei confronti dell'unilateralismo di Washington.

«Tentativo di colpo di Stato sulla Rete» accusa Liberation, che ribadisce la notoria posizione anti-americana dei francesi. Il Washington Post ieri faceva notare come il tentativo di mediazione dell’Unione europea venga interpretato dagli Usa come un mezzo tradimento: «La posizione Ue è particolarmente deludente.

Inizialmente schierata con gli Stati Uniti nel difendere la libertà di Internet, ha poi proposto la creazione di un “forum” per la governance della Rete, che non sarebbe affidato alle Nazioni Unite, ma che delizierebbe Paesi come Cuba e la Cina». Sempre ieri, Le Monde ha invitato la Francia addirittura ad «astenersi dalla partecipazione» al summit di Tunisi dopo l'aggressione di cui è stato vittima il giornalista di Liberation Christophe Boltanski, inviato in Tunisia per un reportage sulle violazioni dei diritti dell'uomo.

Attualmente, la gestione dei «domini» (i nomi che identificano i siti Internet) viene esercitata dalla californiana Icann («Internet Corporation for Assigned Names and Numbers»), impresa privata e senza scopo di lucro, sotto la sorveglianza del dipartimento del Commercio americano, che finora si è astenuto dall'imporle vincoli. Già due anni fa, alla prima parte del Summit che si era svolta a Ginevra, era emerso che la sovranità americana sul principale veicolo di informazione al mondo non piace a una serie di Paesi, guidati da Siria, Iran e Cina, che preferiscono affidarlo a un organismo internazionale come le Nazioni Unite. Il segretario generale dell'Onu Kofi Annan ha assicurato mentre era in visita in Iraq che la supervisione del Palazzo di Vetro su Internet sarebbe benevola e eviterebbe ingerenze inopportune.

Una cosa è certa: le discussioni su questo tema faranno deragliare l'agenda dalle sue priorità originarie, che sono l'internazionalizzazione delle telecomunicazioni e la riduzione del divario digitale tra il Nord e il Sud del mondo. Ma c’è chi, fra tante parole, lavora per portare a casa alla fine del summit almeno una Costituzione della Rete: «Internet è il più grande spazio pubblico che l’umanità abbia conosciuto, crea nuovi spazi democratici, ma esige la definizione di diritti in grado di garantire una cittadinanza digitale universale» dichiara il senatore verde Fiorello Cortiana, che da parte della delegazione italiana sottoscrive in sintonia con il ministro per l’Innovazione Lucio Stanca un’iniziativa della società civile internazionale che porta un titolo di buon auspicio: «Tunisi Mon Amour».

di Anna Masera
Fonte: LaStampa.it il 15-11-2005 - Categoria: Cronaca

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