A conclusione di una lunga camera di consiglio, i giudici della seconda sezione penale della Corte di Cassazione hanno rigettato tutti i ricorsi presentati dagli avvocati Giambattista Rizza, Nunzio Cancemi, Massimo Milazzo, Sebastiano Troia, Enzo Trantino e dai professori Antonio Managò ed Enzo Musco nei confronti dei sedici imputati coinvolti nella vicenda antimafia denominata «Ducezio». La Corte, accogliendo integralmente le richieste del Procuratore Generale Albano, che, nel richiedere il rigetto di tutti gli altri ricorsi, aveva ritoccato soltanto un capo d'imputazione contestato al netino Emiliano Bellfiore, quello di estorsione aggravata dall'articolo 7 di cui ha chiesto la derubricazione in quello di estorsione semplice, ha di conseguenza confermato in ogni sua parte la sentenza pronunciata dai giudici della Corte d'Assise di Appello di Catania contro i sedici imputati del processo «Ducezio».

Di conseguenza, è stata confermata la condanna all'ergastolo inflitta sia al boss di Noto Antonino Trigila sia al netino Emanuele Cataneo, rispettivamente mandante ed esecutore dell'omicidio del garzone di macelleria Corrado Caruso, ed altresì il solo capoclan quale mandante degli omicidi dell'autosalonista di Pachino Salvatore Giuliano, dei rosolinesi Rosario Spatola e Corrado Caldini e dei netini Sebastiano Andolina e suo figlio Corrado. Confermate anche le condanne inflitte non solo agli altri undici componenti del clan Trigila, tra cui quella a nove anni e sei mesi per Emiliano Bellofiore, ma anche ai tre colletti bianchi coinvolti nella vicenda Ducezio» perchè tirati in ballo da numerosi pentiti. E' ora definitiva la sentenza di condanna decisa per l'ex direttore della Cassa rurale di Pachino Giuseppe Cugno (cinque anni), per il finanziere della Tenenza di Noto Gaetano Morea (4 anni e 8 mesi) e per il gioielliere netino Gianfranco Fancello (4 anni) tutti colpevoli di concorso esterno in associazione mafiosa.