Caccia negli abissi ai misteri della fisica

CATANIA - La grande impresa del telescopio a neutrini sul fondo del Mediterraneo è già partita: ce l'hanno detto ieri mattina al Laboratorio del Sud fisici dell'INFN e geofisici dell'Istituto nazionale di vulcanologia. A braccetto, dunque,nel primo passo concreto della grande avventura a caccia di sismi e di neutrini: un passo che s'è già realizzato con la posa nel gennaio di quest'anno, con l'impiego della posacavi "Pertinacia", del cavo elettro-ottico di 25 chilometri 12 miglia al largo del porto di Catania, con due terminali in funzione: uno per le registrazioni sismiche e vulcanologiche, connesse con l'attività "profonda" del grande edificio vulcanico dell'Etna, il secondo per saggiare i principali "nodi" tecnologici di una realizzazione in ambiente estremo che ha avuto ben pochi precedenti, in vista di giungere alla costruzione in fondo agli abissi del Mediterraneo di tutte le ottanta "torri" del grande rivelatore dei neutrini ad alta energia che gli studiosi chiamano semplicente il "chilometro cubo".
Tale è infatti il volume che avrà "Nemo" il giorno in cui sarà completamente montato: il che non dipende soltanto da una scelta guidata da parametri scientifici ma anche e forse soprattutto da considerazioni di equilibri politici, una scelta che va al di là degli stessi finanziamenti - molto ingenti, si stimano in cento milioni di euro - necessari per tanta impresa. Ma un secondo passo è imminente, per non dire che è già stato spiccato: e si tratta di una realizzazione "pilota", una prima torre di ottanta metri, munita di migliaia di sensori, che sta per essere calata nell'area già individuata come ideale, un centinaio di chilometri a sudovest di Capo Passero, all'interno di una vasta piana sottomarina alla profondità di 3400 metri.

Ci sono già i fondi, si sta collaudando la tecnologia necessaria a tanta impresa: una volta in posto, la prima delle ottanta torri del manufatto finale verrà collegata da un cavo di cento chilometri con Portopalo dove, in un vecchio edificio da ristrutturare, quasi ai bordi del mare, sta per nascere la stazione pilota che saggerà tutti i passaggi tecnici necessari e comincerà la conta dei neutrini, queste particelle sfuggenti e un po' misteriose che dovrebbero darci la chiave di fenomeni imponenti, nella Galassia e fuori di essa, come l'esplosione delle "supernove", i buchi neri, i tremendi "gamma ray bursts" che sprigionano negli spazi energie inimmaginabili.
Perchè l'area individuata dai sessanta ricercatori italiani già da anni all'opera per "Nemo" si presenta ideale, nettamente migliore di quella al largo di Tolone in cui i francesi hanno piazzato il loro prototipo "Antares" e dell'altra individuata dai greci nelle profondità del Mediterraneo, fra capo Matapan e l'isola di Creta? Perchè il mare al largo di capo Passero è più limpido, meno pullulante di microrganismi luminescenti, per non dire dei residui trascinati in mare da un porto come Tolone; perchè non si trova, come quella di Pylos, sull'orlo di un forte dislivello sottomarino. Ma, ripeto, non saranno queste sole considerazioni a decidere la scelta, a livello europeo; una scelta che peraltro le esperienze e le realizzazioni preliminari del gruppo italiano orientano e prefigurano nettamente.
Dei primi passi di 2Nemo", che saranno concreta realtà entro il 2006 anche per l'impianto di Portopalo, hanno riferito ieri mattina al Laboratorio del Sud il prof. Emilio Migneco, direttore del progetto, e il prof. Paolo Favali per la parte geofisica e vulcanologica; hanno concluso Enzo Boschi e Roberto Petronzio per i due grandi istituti interessati, quello di Geofisica e Vulcanologia e l'INFN. C'erano per la Facoltà il prof. Lo Giudice, per la Regione l'assessore all'Industria D'Aquino che ha promesso concreti appoggi, già in arrivo, a un'iniziativa di cui solo ora si riescono a misurare l'importanza e le ricadute di prestigio e di lavoro.Quello siciliano oggi è, nel campo specifico il primo sito realmente operativo nel nostro emisfero, ha detto Migneco; così come, ha ribadito Boschi, quello al largo di Catania è il primo osservatorio sottomarino che si colleghi alla rete sismologica in un'area tanto delicata per le esigenze della Protezione civile.

Luigi Prestinenza
Fonte: LaSicilia.it il 04-05-2005 - Categoria: Cronaca

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