“C'è una multinazionale degli sbarchi”

Ci sarebbe un'organizzazione internazionale che gestisce in modo nuovo e apparentemente senza rischi il traffico di clandestini nel Mediterraneo. Si tratterebbe di una vera e propria multinazionale che avrebbe anche agganci in Sicilia. E' giunta a questo punto l'indagine sugli ultimi sbarchi di immigrati in Sicilia e che ha avuto nuovo impulso dopo l'episodio di lunedì nel Canale di Sicilia. La banda avrebbe studiato una nuova “tecnica” da adottare negli sbarchi.

I clandestini avrebbero come base di partenza non più Malta ma la Turchia. Giungerebbero sino in prossimità delle coste siciliane a bordo di navi e poi sarebbero abbandonati alla deriva su imbarcazioni di fortuna, magari in acque internazionali. In questo modo gli scafisti non giungerebbero sino a ridosso delle coste riducendo di molto i rischi legati all'intercettamento da parte delle autorità marittime e di polizia italiane. Ne è convinto il procuratore di Modica, Domenico Platania, che non esclude che il soccorso prestato al barcone in difficoltà sia stato simulato per giustificare il traino sino in porto.

«Un magistrato – ha dichiarato all'Ansa – ha l'obbligo di sospettare, indagare e accertare la verità». Si spiega così l'iscrizione nel registro degli indagati del comandante, Corrado Scala, e dei quattro componenti dell'equipaggio del peschereccio che ha condotto i 151 extracomunitari alla deriva a Pozzallo. «C'è un dato oggettivo – rileva il procuratore – che è l'emergenza in mare e il soccorso prestato dai pescatori siciliani, che hanno portato in Italia gli immigrati. Ma io, da magistrato, ho il dovere e l'obbligo di accertare se il salvataggio sia stato casuale o precostituito».

Una tesi contestata dal legale dei pescatori siciliani, l'avvocato Corrado Valvo, che parla «di ipotesi infondata». «E' stato – ribatte – un gesto umanitario per salvare vite umane e i contatti con Cogecap di Roma lo dimostrano». A fianco dei pescatori si schiera intanto il presidente della Provincia di Siracusa, Bruno Marziano, che ha assunto l'impegno di sostenere in sede giudiziaria i cinque marinai di Portopalo «che andrebbero premiati – chiosa – e non certo perseguiti». Marziano chiama poi in causa la legge Bossi-Fini che «anziché combattere gli ingressi clandestini e pericolosi nel nostro Paese, colpisce cinque marinai rei di aver dato retta alla legge del mare che impone a tutti i naviganti di dare soccorso a chi si trova in difficoltà».

Da Roma si fa sentire anche l'associazione «Sos Italia» che si batte da anni contro l'immigrazione e l'«islamizzazione» del nostro Paese. Quest'associazione trova invece «giusta e doverosa la decisione di indagare i marinai che hanno trainato la barca con i clandestini a bordo». «Il problema principale – conclude Platania – è cercare di capire come il natante con gli immigrati sia giunto nel Canale di Sicilia: l'imbarcazione aveva il motore inservibile e il radar fuori uso.

E' ipotizzabile che qualcuno lo abbia rimorchiato e poi abbandonato, o che sia stato lasciato in custodia a qualcuno che doveva portarlo fino alla nostra isola». Sono intanto ancora ricoverati all'ospedale «Maggiore» di Modica due dei clandestini, un uomo e una donna, sbarcati a Pozzallo lunedì mattina. All'uomo è stata diagnosticata una gastroenterite acuta, mentre la donna presenta febbre alta.
Fonte: La Gazzetta del Sud On-line il 22-08-2002 - Categoria: Cronaca

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