“Bocciati” i patteggiamenti

Una vera e propria doccia fredda per la maggior parte dei ventiquattro presunti esponenti delle cosche mafiose di Pachino e per i loro difensori. Le richieste di patteggiamento avanzate la scorsa settimana, alle quali il procuratore generale aveva dato il proprio consenso, sono state tutte respinte dalla Corte d'Assise d'Appello di Catania, dove il processo è approdato per il giudizio di secondo grado.

Per la Corte, presieduta da Cardaci con a latere il giudice Russo, le pene proposte dagli imputati attraverso i loro difensori sono poco congrue, troppo leggere, insomma, rispetto ai reati dei quali devono rispondere. Il processo seguirà, di conseguenza, il suo corso naturale. Si tornerà in aula giorno 17. Salvo novità dell'ultimo momento, dovrebbe prendere la parola il procuratore generale Toscano per pronunciare le proprie richieste. Dunque, sfuma l'opportunità per i presunti esponenti delle cosche pachinesi di avere ridotte sensibilmene in appello le condanne subite in primo grado.

Quest'ultima sentenza risale al marzo dello scorso anno e venne emessa dalla Corte d'Assise di Siracusa al termine di un processo celebrato con il rito ordinario, che permise agli imputati riconosciuti colpevoli di ottenere lo sconto di un terzo della pena. La condanna più alta, diciotto anni di reclusione, fu inflitta a Corrado Giuliano, fratello del boss Salvatore. Accusato di associazione mafiosa finalizzata allo spaccio di droga, Corrado Giuliano era stato, la scorsa settimana, l'unico imputato a non chiedere ai giudici della Corte d'Assise d'Appello di poter concordare la pena.

Protestatosi sempre innocente, aveva deciso di affidare le sue speranze di demolire le pesanti accuse che gli vengono mosse o quantomeno di vedersi ridotta la durissima condanna subita in primo grado, al suo difensore, l'avvocato Luigi Caruso Verso. Adesso la strada che aveva deciso di seguire, non la percorrerà da solo, ma in compagnia di tutti gli altri imputati. Si tratta dei catanesi Sebastiano e Aurelio Balbo, Salvatore Aversa, Ignazio Bonmaccorsi, Tommaso Tropea, Ferdinando Di Mauro, Giovanni Spinale, Santo Puglisi, Concetto Fazio, Corrado Vizzini, Giovanni Falco, Paolo Iacono, Angelo Listro, Armando Avolese, Gaetano Di Roisa, Sergio Gregori, Giuseppe Nieli, Giovanni Arangio, Giuseppe Notaris.

Tra gli imputati anche tre pentiti, che come Corrado Giuliano avevano scelto di non concordare le pene ma affrontare un processo con rito ordinario. Si tratta di Salvatore “Sam” Avolese, del figlio di questi, Orazio Maurizio, e di Roberto Falco. (s.c.)
Fonte: www.gazzettadelsud.it il 08-05-2002 - Categoria: Cronaca

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