Barone, la poltrona traballa

Barone, la poltrona traballa PACHINO - Passare dalle parole ai fatti. Sembra essere questo l'argomento principale del lavorio politico all'interno di alcuni partiti del centrodestra durante il fine settimana. Dopo la chiusura dello spiraglio che sembrava essersi aperto per dare una soluzione alla intricata crisi politica, la soluzione al vaglio è quella della raccolta delle firme dei consiglieri comunali necessarie per la presentazione della mozione di sfiducia al sindaco Barone. Se l'ipotesi appariva come remota fino a qualche giorno fa, anche se sussurrata da qualche esponente politico, ora viene presa in considerazione apertamente tanto che nella serata di venerdì si parlava di un documento che pare stesse passando di mano in mano tra i consiglieri per dare concretezza a quanto paventato. Un'ipotesi che non appare più dunque remota e che si affaccia con insistenza sullo scenario politico. In realtà appare verosimile che la mozione di sfiducia, almeno in questa fase, venga utilizzata al solo scopo di esercitare una maggiore pressione psicologica verso il primo cittadino affinché accetti la nuova maggioranza prospettata dalla Cdl, visto che non è stata fatta alcuna riunione di coordinamento del centrodestra che dovrebbe essere da preludio ad un'operazione di tale portata. L'utilizzo strumentale appare dunque il più verosimile. Le posizioni dei vari partiti però sono molto vicine, e tutti convergono sulla necessità per la risoluzione della crisi di dover dare seguito al documento relativo alla nuova maggioranza presentato al sindaco a firma dei coordinatori e dei consiglieri comunali. «Il primo cittadino deve necessariamente prendere atto della volontà politica di 14 consiglieri su 20 di dar vita ad una nuova fase con equilibri diversi» ha dichiarato il coordinatore di An Rotta. Sullo stesso piano anche FI che con il capogruppo consiliare Corrado Quartarone dice: «Pensare che Forza Italia possa dare una soluzione alla crisi diversa da quella prospettata non è credibile. Non possiamo accettare l'ipotesi di una rinuncia ad un assessorato per una indicazione tecnica sul direttore generale. Non siamo interessati alla cosa».

Sull'ipotesi sfiducia dice: «Ne sento parlare con insistenza, ma credo che i tempi non siano maturi per un passo del genere. Certamente però se le altre forze della Cdl risultassero compatte su questa posizione, noi non potremmo esimerci dal valutare seriamente l'ipotesi». Irrigidimento anche dall'Udc, che, constatata l'incompatibilità delle proprie indicazioni con i requisiti previsti dal capo dell'amministrazione, ha ritenuto non percorribile l'ipotesi di un accordo che prevedesse la rinuncia di un assessore. A riaffacciarsi dunque per Pachino è lo spettro di un'altra legislatura interrotta prima della sua scadenza naturale. Il primo a passare sotto la mannaia della mozione di sfiducia fu Nino Preziosi, che però, riuscì a rimase in carica. Il referendum non raggiunse infatti il quorum. Fu poi la volta di Carmelo Latino, che dopo due anni di amministrazione si imbattè in una crisi politica per certi versi simile a quella oggi in atto e dovette interrompere bruscamente la sua azione politica. Dopo fu il turno di Mauro Adamo, morto dopo due anni di amministrazione. Oggi in carica Sebastiano Barone e di nuovo le voci di sfiducia.

Salvatore Marziano
Fonte: LaSicilia.it il 08-02-2004 - Categoria: Politica

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