Avviata raccolta di firme per arginare la crisi dell'uva

PACHINO - Sono 271 le firme che il partito dei comunisti italiani della sezione di Pachino ha raccolto per sensibilizzare l'amministrazione in merito alla produzione dell'uva per l'anno in corso. I 271 cittadini che hanno firmato il documento, hanno chiesto all'amministrazione comunale di: requisire le strutture di mostificazione dell'uva presenti nel territorio in modo da poter ammassare l'uva raccolta, chiedono poi la convocazione di un consiglio comunale straordinario e informale. I firmatari chiedono degli incontri urgenti con il Prefetto e con l'assessore regionale all'agricoltura e, cosa molto importante, chiedono che il sindaco dichiari lo stato di calamità naturale, in modo da abbattere gli oneri sociali per i produttori agricoli. Il partito dei comunisti italiani chiede inoltre che il sindaco dichiari lo stato di calamità naturale anche per i braccianti agricoli che durante l'anno non sono riusciti a raggiungere un numero sufficiente di giornate lavorative. «La crisi che stiamo vivendo - spiega Gioacchino La Corte, segretario della sezione pachinese del partito comunista italiano - non è una crisi esclusiva del settore viticolo, tutta l'agricoltura sta vivendo momenti di crisi. Quest'anno il settore agricolo ha vissuto dei momenti di vera crisi, non parlo solo dell'uva ma anche degli ortaggi, dei peperoni, delle melanzane e dei meloni». Il segretario della sezione del partito spiega senza mezzi termini la crisi che gli agricoltori stanno vivendo e spiega che già in tempi lontani i cittadini avevano convissuto con una crisi dell'uva ma adesso, il problema è molto più forte e difficile da superare. «Nel 1980, c'era stata una crisi del settore viticolo eppure pian piano si è riusciti a risollevare le sorti di tanti agricoltori adesso il problema è molto più grave.

Oggi, i viticoltori vendono l'uva a venticinque, massimo quaranta centesimi, una situazione di questo tipo è difficile da superare. Noi, come partito comunista italiano, abbiamo tenuto un comizio domenica 11 settembre, durante il quale spiegavamo la situazione in cui attualmente versa Pachino». Durante il comizio, Gioacchino La Corte, Nuzzo Neri, Giuseppe Galletta, assessore provinciale all'agricoltura e Davide Bruno, segretario provinciale dei comunisti italiani, hanno illustrato la situazione amministrativa della città ed hanno esposto il loro impegno per cercare nuove soluzioni in merito alla crisi agricola. La situazione dell'agricoltura locale non è semplice e questo è un problema ormai vecchio eppure, nonostante le tante riunioni, i tanti comizi e le belle parole niente si è risolto.
Adesso per Pachino, così come in molte altre città italiane, è tempo di vendemmia. La situazione locale non è facile, molti cittadini hanno smesso di lavorare le vigne per ripiegare in altri settori lavorativi, sperando siano più redditizi. Pachino una volta "viveva d'uva", questa era la ricchezza della città e dei cittadini, basti pensare che Pachino è conosciuta come la città del vino. Il tanto conclamato vino ultimamente non regala ai lavoratori i frutti sperati, gettando i cittadini in una vera e propria crisi, sia del settore agricolo sia personale.

S.S
Fonte: LaSicilia.it il 20-09-2005 - Categoria: Economia

Lascia il tuo commento
San Gioacchino da Roccapalumba

Cosi,con lingua biforcuta, il Santo parlo ai discepoli e disse:

"Nel 1980, c'era stata una crisi del settore viticolo eppure pian piano si è riusciti a risollevare le sorti di tanti agricoltori adesso il problema è molto più grave."

Cosa assolutamente non vera e che contiene enormi falsità..Nessuno si sollevò da quella crisi.I terreni vennero progressivamente spiantati,ai coltivatori venivano dati i contributi per spiantare le vigne,terreni che per lunghi anni,a parte qualche campagna di carote o patate: sono stati abbandonati a se stessi.Il valore dei terreni arrivo ai minimi termini di prezzo di mercato, visto la bassa produttività raggiunta.Molti piccoli coltivatori e piccoli produttori, per sopravvivere, hanno dovuto,in parte, vendere piccoli appezzamenti di terra adatti a tale coltura che per effetto dell'economie e i piani strutturali della CEE sono state assorbite dalle grosse e capitalistiche aziende che piano piano si sono ingrandite nel territorio ricomponendo idealmente le stesse quantità di terreni del periodo tardo feudale che si riscontra in Sicilia fino a gli anni "50 e "60. La crisi venne tamponata per effetto di una riconversione repentina ed intelligente dei terreni adatti alla serricoltura. E molto si deve alle cooperative che a partire dall'Aurora, affiancata nel tempo da altre realtà cooperativistiche e aziende private hanno trovato la giusta dimensione competitiva nei mercati.Di contro tutta la media e piccola imprenditoria,sopratutto del settore edile, sfiancati da una crisi che parte nei primi degli anni 90 anche per effetto di tangentopoli e di come era stato ridotta l'economia italiana,con la famosa manovra economica di Giuliano Amato di ben 92 mila miliardi che sancì, per quasi un quinquenni 93-98, il blocco totale di molte attività economiche, sopratutto in edilizia, e nell'indotto:ma a Pachino, si riconverte e trasforma gli artigiani,muratori,idraulici,elettricisti,camionisti,professionisti,geometri,professori,ecc.ecc.in "serricultori" del melone e del pomodoro "ciliegino" di Pachino.

Amen

Saluti economici,Spiros