Ancora reti danneggiate da pesca abusiva

PORTOPALO - La pesca abusiva sotto costa resta uno dei peggiori problemi che si registrano nel tratto di mare all'estremità sud-est della Sicilia.

E' di questi giorni un caso riguardante una piccola imbarcazione iscritta al compartimento di Portopalo, che ha subito il danneggiamento della sua attrezzatura di pesca (il cosiddetto "cuonzo"), bandierina di avvistamento comprese. La zona dove sarebbe avvenuto il fatto è non molto distante da Porto Ulisse. L'imbarcazione artefice dello scempio, stando a quanto è stato riferito dallo stesso pescatore, non sarebbe del compartimento marittimo portopalese.

«Corre voce che qui spesso passano pescherecci di marinerie viciniori - dichiara il pescatore di Portopalo - ma non avendo preso in flagranza gli autori del danno, chi devo denunciare? Posso solo fare delle supposizioni. Posso semmai sperare che i controlli delle autorità preposte in tal senso, vengano potenziati».

Il pescatore, che ha una licenza entro le tre miglia, utilizzando l'apposita strumentazione prevista in questi casi a tutela dell'ambiente marino, si è accorto del danno che gli era stato inferto da imbarcazioni quasi certamente in pesca abusiva.
«Non è la prima volta che accade questo - afferma il pescatore che ha chiesto di rimanere anonimo - e purtroppo la pesca abusiva prosegue con frequenza quasi regolare. Purtroppo a essere danneggiata è sempre la piccola pesca, che è sempre più l'anello debole di una catena che di per sé accusa tanti acciacchi, sotto diversi punti di vista. Ciò che so è che per rimettere su la mia attrezzatura di lavoro dovrò spendere un bel po' di euro. E di questi tempi, con le difficoltà che stiamo avendo, non è certo una novità positiva».

Il pescatore di Portopalo, con una notevole esperienza marinara, invoca maggiori controlli. «Il problema della pesca sottocosta è vecchio - aggiunge - ma questo non vuol dire che bisogna farvi l'abitudine. Bisogna far comprendere a coloro i quali non esitano a pescare in zone non consentite, e magari di riproduzione di specie ittiche, che così facendo si ammazza il mare. Allora chiediamoci: a chi serve tutto ciò?». Resta comunque una verità di fondo: la scarsa sensibilità ambientale di un numero imprecisato, ma a quanto sembra non irrisorio, di operatori del settore ittico. Non si comprende ancora che il mare è una risorsa da salvaguardare, nell'interesse di tutti.

L. S.
Fonte: LaSicilia.it il 30-07-2005 - Categoria: Cronaca

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