Ancora la Libia dietro il dramma: Il Colonnello chiede navi e aerei

E' probabile che anche questa carretta che ha fatto registrare il più alto numero di vittime dopo il naufragio del Natale '96 al largo di Portopalo (allora furono 283) sia partita dalla Libia. Se si guarda la zona della tragedia se ne deduce che la carretta abbia preso il mare nella zona di confine tra Libia e Tunisia - anzi più Libia che Tunisia -, e dice poco il fatto che siano intervenute soltanto le motovedette tunisine perché quelle libiche di solito non si muovono. La strategia di Gheddafi è chiara: lui chiede l'allentamento dell'embargo e che gli venga permesso di acquistare navi, elicotteri, radar e visori che gli consentirebbero di contrastare il flusso di clandestini. E' la classica condizione «sine qua non». Nell'attesa chiude gli occhi sulle masse di disperati che dall'Africa subsahariana arrivano alle sue coste per imbarcarsi alla volta della Sicilia, porta d'Europa. Il gioco è questo ed è inutile illudersi che il governo di Tripoli si possa commuovere per le tragedie che avvengono. Se la Libia non potrà acquistare questi mezzi non farà proprio nulla contro questo exodus biblico. Del resto ha fatto qualcosa per pagare i debiti verso le imprese italiane? Ha fatto qualcosa per dare il visto agli italiani espulsi dalla Libia e che vorrebbero rivedere la casa dove sono nati? Nel frattempo al recente vertice di Salonicco s'è capito che la Comunità europea, a parte le dichiarazioni di facciata, non ha molta voglia di affrontare l'argomento clandestini, tanto è una questione che riguarda l'Italia, anzi la Sicilia.

Per cui, quando il governo italiano ha chiesto di consentire a Gheddafi di acquistare le navi e gli elicotteri che chiede, la Germania ha risposto di no. Migliaia e migliaia di clandestini premono sulle coste libiche per entrare in Europa, insomma la casa brucia, e la sola cosa che l'Italia ha ottenuto è di mandare una missione a Tripoli per accertare quali mezzi si possano dare a Gheddafi: il quale, sia ben chiaro, non li vuole regalati, ma li intende pagare. Che sia difficilissimo colloquiare con i rappresentanti della Jamahiriya si sa, ma che la Comunità europea resti ancora sorda e inerte davanti a questa tragedia è pure scontato.
Una volta era più facile. Quando Rino Nicolosi era presidente della Regione prendeva un jet da dodici posti e atterrava a Tripoli portandosi dietro anche un paio di giornalisti. Un giorno di attesa, poi altro volo verso la Sirte dove Gheddafi sotto la sua tenda bianca attendeva il «fratello Rino». A quel tempo per il Colonnello noi siciliani eravamo «cugini», ora ci spedisce migliaia di disperati senza nemmeno voler sapere quanti ne muoiono.

di Tony Zermo
Fonte: LaSicilia.it il 21-06-2003 - Categoria: Cronaca

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