Ambulatorio per gli immigrati gestito da Msf

PACHINO - E' prevista nelle prossime settimane l'apertura di un ambulatorio per garantire i servizi sanitari di base anche agli immigrati extracomunitari attualmente sprovvisti del permesso di soggiorno e che vivono nel territorio di Pachino. Dopo il successo del poliambulatorio di via Brenta a Siracusa, l'organizzazione Medici senza frontiere fornirà la sua collaborazione anche nel distretto sanitario di Noto. Sulla base del protocollo d'intesa firmato lo scorso gennaio tra Medici senza frontiere, il Comune e l'Ausl 8, si potrà garantire anche agli extracomunitari presenti nel territorio pachinese e privi di permesso il diritto di usufruire di un'assistenza socio - sanitaria. Con il rilascio, infatti, da parte dell'Ausl del Codice Stp (Straniero temporaneamente presente) una sorta di libretto sanitario provvisorio privo di nome, lo straniero potrà rivolgersi alle strutture sanitarie senza il timore di essere denunciato come, del resto prevede lo stesso solenne giuramento di Ippocrate.

Tra i servizi che saranno garantiti la tutela della gravidanza, della maternità e della salute del minore, le vaccinazioni, la diagnosi e cura di malattie infettive. Si tratta di un importante progetto per l'intero comprensorio, dove si registra una forte presenza di comunità extracomunitarie. L'iniziativa, infatti, consentirà non solo di ridurre l'incidenza di alcune malattie tra gli immigrati extracomunitari, spesso legata all'impossibilità per loro di accedere alle strutture sanitarie pubbliche, ma anche di salvaguardare la salute pubblica generale. L'afflusso e la permanenza di stranieri provenienti dai continenti asiatico e africano, dotati o meno di permesso di soggiorno, rappresenta, infatti, a giudizio del senatore Pietro ferrara, un rilevante problema sociale: «L'evoluzione del settore agricolo con la produzione di prodotti da serra - segnala Ferrara - ha convogliato nel territorio pachinese un numero notevole di extracomunitari, nella maggior parte dei casi utilizzati come manodopera. Spesso trovano dimora all'estrema periferia del paese, in edifici semidiroccati e per fare un esempio basta citare la Vita Novella, in condizioni igieniche pessime e di fatto isolati dal contesto sociale.

Inevitabile, pertanto, un impatto con la comunità indigena e la difficoltà di integrarsi in una cultura molto diversa da quella di provenienza». Dati preoccupanti, inoltre, emergono a proposito delle prestazioni di lavoro fornite nel territorio: «Nessuna tutela, nessun contratto lavorativo - segnala il segretario della Cgil, Nino Preziosi - A conferma di ciò, la recente Legge nazionale 189/02, che prevede una regolarizzazione da parte del datore di lavoro, che si è rivelata nel nostro territorio un fallimento».

di Lidia Corallo
Fonte: LaSicilia.it il 02-03-2003 - Categoria: Cronaca

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