Agricoltura, scatta l'allarme rosso

In crisi l'ortofrutta, rischio giacenze invendute per vino e olio


Sembra un paradosso, ma purtroppo è la triste realtà: se da un lato i consumatori al ritorno dalle ferie troveranno sui banchi dei mercati la brutta sorpresa dell'aumento dei prezzi dei prodotti agroalimentari, dall'altro gli agricoltori italiani spuntano dei prezzi all'origine che non riescono nemmeno a coprire i costi di produzione.
Questi ultimi ulteriormente gravati dal peso del rincaro del petrolio e dei suoi derivati.
Su questo e sugli altri attuali problemi del settore, ItaliaOggi ha chiesto al ministro delle politiche agricole e forestali, Gianni Alemanno, di indicare quali iniziative intende prendere al fine di tracciare una rotta che consenta al comparto di navigare in acque meno agitate.

Signor ministro, si odono sempre più campanelli di allarme e squilli di rivolta giungere dai campi. Non soltanto per le eccessive giacenze di pomodoro, ma adesso anche per il vino invenduto e per la contrazione del prezzo dell'olio.

La situazione generale è molto preoccupante. Siamo di fronte non a una temporanea congiuntura sfavorevole del mercato, bensì a una crisi strutturale. Nel caso del pomodoro, per esempio, all'inizio dell'estate sono stati fatti degli accordi tra le diverse parti contraenti del mercato. Ora, se l'industria non li rispetta, esponendosi alle penali del caso, significa che il problema delle eccedenze è arrivato a un punto critico. E tra l'altro tocca altre produzioni, soprattutto per l'ortofrutta, dove non esiste il meccanismo di contrattazione preventiva.

Allora come si può uscire da questa situazione d'impasse?

C'è un nodo strutturale da sciogliere. In tal senso abbiamo predisposto un piano organico di settore dell'ortofrutta che dovrebbe essere varato a settembre. Attraverso tale iniziativa, contiamo di incidere sui meccanismi strutturali che limitano lo spazio di manovra degli agricoltori. Ovviamente ci vuole una forte collaborazione delle realtà produttive, perché non c'è dubbio che bisogna produrre di meno e rinnovare le produzioni. Il ministero può dare l'indirizzo, mettere a disposizione delle risorse, ma poi sono i produttori che devono intervenire.

Gli agricoltori denunciano che mancano sufficienti incentivi di carattere normativo e finanziario tesi al miglioramento qualitativo delle produzioni, anche alla luce della riforma della Politica agricola comunitaria.

Occorre distinguere le due cose. Sul versante della competitività e, a monte, della ricerca, abbiamo intenzione di aumentare i progetti. Però, oggi il problema non è tanto la carenza di nuove produzioni, quanto piuttosto come far recepire queste innovazioni dal sistema produttivo. Un esempio è l'uva senza semi: è un prodotto molto richiesto dal mercato ed è già brevettato e facilmente disponibile. Ma i produttori non hanno ancora impiantato sufficientemente i vigneti per produrre tale tipo di uva. In altre parole, esiste una problematica inerente la ricerca ma, nell'immediato, è più di fall-out dell'innovazione dentro le varie realtà produttive.

E sulla riforma della Pac?

Per quanto riguarda la questione della discussa riforma del settore bieticolo-saccarifero, ritengo che sia una proposta assolutamente negativa per l'Italia, in quanto rischia di far scomparire del tutto la produzione nazionale di zucchero. Abbiamo la necessità assoluta di cambiare questa riforma, che ci penalizza in maniera molto pesante. Per l'ortofrutta, invece, non si tratta di una riforma sbagliata, piuttosto tarda a essere varata. Esiste già un documento condiviso tra i diversi paesi, ma non si capisce perché la Commissione non dia seguito a tale piano. Premeremo nuovamente nelle sedi opportune per avere una risposta positiva il più rapidamente possibile. Mi sono impegnato personalmente a Bruxelles e tornerò a parlare di queste cose nel prossimo consiglio.

Non sarà magari che qualche paese remi contro l'approvazione?

Se per l'ortofrutta è solo un problema di tempi burocratici, per lo zucchero, invece, esiste una chiara spaccatura, in quanto la riforma agevola i paesi maggiormente vocati alla produzione (Francia e Germania) e, viceversa, crea enormi problemi ai paesi mediterranei e dell'estremo Nord. Quindi, è in atto un braccio di ferro tra i due fronti.

Un altro tema molto sentito dagli imprenditori del settore è la riforma della previdenza agricola. Il governo, nel mese di aprile, si era impegnato ad avanzare una proposta. Che fine ha fatto?

Confermo che entro l'anno ci sarà un provvedimento riguardante gli oneri previdenziali. Siamo lavorando, insieme al presidente della commissione finanze del senato, sulla riforma della previdenza per avere delle aliquote produttive che siano più competitive e allineate agli altri paesi europei. Parallelamente, intendiamo chiudere tutti i contenziosi con l'Inps sul pregresso, verificando di poter andare anche oltre quella rateizzazione in dieci anni che è stata accordata con i precedenti provvedimenti.

Il prezzo del petrolio è ormai alle stelle, quasi a quota 70 dollari al barile. Le aziende stanno sul punto di fermare le macchine agricole e i loro trattori. Il ministero come può intervenire e porvi rimedio?

Dal punto di vista energetico abbiamo attivato una commissione di studio che dovrebbe presentare i risultati conclusivi il prossimo mese. Saranno definite le misure necessarie per poter lanciare un vero piano per le bio-energie (bio-carburanti e bio-masse), che riteniamo strategico per mantenere la competitività del sistema agricolo.

In conclusione, che cosa si aspetta dalla Conferenza nazionale dell'agricoltura fissata per il 18 novembre?

Mi attendo di sottoscrivere un grande patto tra tutti i soggetti, in maniera da completare la riforma dell'agroalimentare italiano, creando quelle intese di filiera che salvaguardino i prezzi di produzione all'origine e allo stesso tempo valorizzino il tema della qualità e riconoscibilità dei prodotti. Mi aspetto questo tipo di saldatura all'interno delle diverse filiere produttive, mettendo insieme agricoltori, industriali e commercianti. Se non riusciamo a compiere questo passo, verrà a mancare l'anello di chiusura delle moltissime iniziative di riforma che abbiamo realizzato in questi anni.
Fonte: Greenplanet.net/Italia Oggi il 29-08-2005 - Categoria: Economia

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