Agricoltori siciliani a confronto - Obiettivo: battere gli stranieri

PACHINO - Sono stati discussi sabato in piazza Vittorio Emanuele in un partecipato incontro dibattito i problemi dell'agricoltura siciliana ed in particolare di quelli della produzione ortofrutticola in ambiente protetto cioè della serricoltura. L'assemblea, organizzata a difesa dei piccoli operatori del settore sempre più in difficoltà di fronte ai colossi organizzati della produzione e della commercializzazione, ha visto la partecipazione della Asso di Vittoria, cioè dell'Associazione siciliana serricoltori ortofrutticoli, nota negli ambienti dei piccoli produttori come una delle più importanti ed agguerrite associazioni di base per la difesa dei diritti agricoli. Tanti i problemi discussi e dibattuti, principalmente quello dei costi di produzione e di trasporto eccessivamente alti e difficilmente sostenibili.

Una situazione che si fa sempre più difficile anche in seguito ad incentivi ed aiuti sempre più ridotti della Comunità europea e rivolti in maggiore quantità ai grandi produttori capaci di stare nel mercato e di poter esportare autonomamente tagliando fuori i piccoli produttori. Un modo di operare che, secondo i rappresentanti della Asso, andrà a discapito della qualità. Al fine di difendere i loro diritti, i serricoltori hanno inviato una lettera al ministro delle politiche agricole Alemanno evidenziando tutte le loro difficoltà e proponendo delle soluzioni. Questione prioritaria che gli agricoltori della Asso hanno proposto al ministro è proprio la tutela qualitativa dei prodotti, sempre più messi a rischio dalla concorrenza di altri stati esteri quali Tunisia, Marocco, Egitto che risultano favoriti da costi di produzione più bassi rispetto a quelli italiani.

Salvatore Marziano
Fonte: LaSicilia.it il 19-07-2004 - Categoria: Economia

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BATTERE GLI STRANIERI INTERNI


Qualche anno fa parlando e discutendo amichevolmente con un noto produttore locale, gli chiedevo se avesse mai guardato all'altra sponda del mediterraneo come potenziale territorio di produzione. Non avendo capito cosa intedevo dire mi rispose: "ma, Noi esportiamo fino in Svezia e in Norvegia i nostri prodotti". Lasciai cadere lì il mio proponimento/intendimento perché avevo capito istantaneamente che era meglio non perdere ulteriore tempo sull'argomento: poiché parlavamo di cose completamente diverse e diametralmente opposte. A distanza di qualche anno, una crescente concorrenza scopiazzata ha fatto la sua presenza sui mercati italiani ed europei. Ancora prima di passare l'altra sponda del mediterraneo, generando una guerra fra poveri e bene sapere che: la concorrenza più temibile è rappresentata dalla Sardegna dalla Campania e dalla Spagna.
La Spagna che, come sappiamo, è a tredici Km (con lo stretto di Gibilterra) da un produttore exstaeuropeo emergente che è il Marocco. Sono state diverse fra le medie e le grandi imprese italiane che da qualche tempo, hanno oltrepassato il confine e si sono stabilite produttivamente in questi territori africani. Le condizioni favorevoli sui costi della mano d'opera sono un indubbio vantaggio per potere spuntare prezzi concorrenziali e quasi imbattibili sul mercato italiano europeo e mondiale. Altro concorrente emergente è la Cina, che partita con la riproduzione di giocattoli,ne ha riempito il mercato mondiale. Oggi si sta facendo avanti in altri settori specialmente quello agricolo: con la produzione di pomodoro in testa. E presto si sentirà parlare anche di produzione concorrenziale di vino. La crisi nei mercati è evidente e la "politica" fatta da questo governo ne ha determinato una significativa profonda accellerazione. Una cosa semplice da capire è che,purtroppo per gli italiani, i nostri rappresentati governativi non godono a livello europeo e mondiale della credibilità che invece ha il Signor Prodi. E se vi parlano della crisi indotta dal tragico ed indimenticabile evento funesto delle Torri di New York diffidate: poiché in America si sta avendo, in questi stessi anni, una fase di sviluppo ulteriore. La verità vera è che non solo i piccoli produttori oggi sentono la crisi: ma che comunque, per economie di scala, sono i primi ad esserne investiti. Infatti, sono diverse anche le grandi Aziende locali che sono passate o stanno passando ad una nuova fase di gestione delle loro risorse serre aziendali. Mentre fino a qualche anno fa si era in presenza di Aziende con caratteristiche pure capitalistiche con un assorbimento anche di cento operai/agricoltori: negli ultimi anni si sta passando a forme nuove di gestione agricola praticando a piene mani la forma del cosi detto "affitto" ( che è la forma moderna della vecchia mezzadria). Ma è dentro alla ragionevole consapevolezza che presto questa fase si espanderà ulteriormente e fuori misura. Si passerà a forme parassitarie di rendita dove i grandi proprietari terrieri non avranno più voglia e forza economica per investire.(Il 2006 si avvicina) La conquista del IPG per il ciliegino è stato sicuramente un fatto positivo: ma localmente con la gestione delle risorse comunitarie si è preferito fare una politica clientelare che non ha prodotto nessuna sostanziale aiuto e innovazione strutturale sul versante della commercializzazione dei prodotti locali. Per esempio sono state erogate somme e sovvenzioni come nel caso eclatante di “ ortopulito” che doveva creare una connessione veloce ADSL con i mercati e di fatto oggi a distanza di pochi anni ne è stato chiuso anche il sito. Mentre l'attuale sito dell'Associazione del Ciliegino fà sondaggi chiedendo su quali prodotti puntare per il futuro. Cioè, invece di investire a fare analisi di mercato e indirizzare i grandi e piccoli produttori su quali prodotti puntare nel futuro: si chiede alla gente e ai produttori su quali prodotti investire. E'evidente che con questo tipo di operazioni poco credibili la gente stenta anche ad aderire alla Associazione. Come è stato recentemente detto: mi pare direttamente dal Presidente dell'Associazione, in un recente articolo pubblicato su "La Sicilia". Come è evidente siamo alla frutta: con personale preposto incapace di programmare un qualsiasi tipo di futuro per questo territorio. E’ giusto puntare sulla qualità di cui c'è da stare sicuri che il nostro prodotto e indubbiamente il migliore. Ma c’è da tenere conto che la crescente crisi nelle grandi aree metropolitane del sud e del centro Nord e delle masse dei cittadini/lavoratori che con il loro salario non arrivano alla fine del mese: se ne infischiano altamente di andarsi a comprare il ciliegino di Pachino a 3 /4 euri al kg. Quando trova il Camone Sardo o il pomodoro insalataro a 1,50, 2,5 euro di meno. Per non parlare di tutte le varietà di pomodoro a polpa rossa proveniente dalla Campania e dalla Spagna: che spuntano prezzi davvero concorrenziali. Pertanto non bisogna combattere nessuno straniero: ma cambiare efficacemente indirizzo politico e strategico e liberarsi dell'inutile zavorra di pseudo esperti che non capiscono un bel nulla di agricoltura. Per affidarsi per il futuro ad una diversificazione integrazione produttiva: sopratutto dei piccoli produttori.( i sondaggi su pachinoglobale parlano chiaro su cosa si vuole investire in questo territorio) Che invertano con caparbietà a forme biologiche di produzione e ad una velocissima metamorfosi degli agricoltori produttori a gestori di piccole aziende agrituristiche: che in questa fase storica sembra l'opzione più favorevole per l'ulteriore sviluppo di questo territorio. Per fare ciò occorre, per il futuro, affidarsi ad una unitaria adesione verso la politica del nuovo Ulivo e di Prodi che pare all'orizzonte l'unica prospettiva politica seria che abbia davvero a cuore il futuro dei nostri produttori agricoltori e dei nostri grandi produttori locali, ma anche dei cittadini consumatori.
Dal Muro del Pianto in Gerusalemme (Holy Land)
Cordiali Saluti. Spiros