“A Te figlio del sole”

L’’omaggio del tenore Glavidio D’Ignoti ai lavoratori delle miniere

JUMET – “Sono nato in Belgio di padre e di madre italiani, per l’esattezza di Pachino (Siracusa). Mio padre è morto nella miniera di Pieton all’età di 35 anni nel 1973, e io canto in omaggio alla sua memoria e a quella di tutti coloro che hanno lasciato la loro vita nel profondo della terra, al loro coraggio, e nel ricordo e nel rispetto di questi “figli del sole” che,non possedendo altro che la forza delle loro braccia, hanno combattuto per fare uscire la loro famiglia dalla miseria”. Così il tenore Glavidio D’Ignoti che, in anteprima a Charleroi, in febbraio cantò la sua nuova canzone “ A te figlio del sole” dedicata alle 262 vittime della miniera di Marcinelle ed in particolare alle 136 vittime italiane (v. Inform n.43 del 28 febbraio). Si avvicina ora la data dell’8 agosto: 50 anni sono passati – era il 1956 – dalla catastrofe nella miniera del Bois du Cazier.

Ed è lo stesso D’Ignoti a rimarcare l’importanza della scelta di celebrare ogni 8 agosto la Giornata del sacrificio del lavoro italiano nel mondo (la Giornata fu istituita dal precedente Governo, come si ricorderà per iniziativa dell’allora Ministro per gli Italiani nel Mondo Mirko Tremaglia, ndr).

E “A te figlio del sole” è il cd di Glavidio D’Ignoti dedicato ai minatori (testo di Giuseppe D’Alù, http://www.glavidiodignoti.be/Ver_Ita/Hommage_Mineurs/glavidioPLAYER2.swf ) alla loro vita difficilissima, al loro sacrificio: “Canto per te uomo lucente/Che ti arrampichi valente /Nelle gallerie crollanti/Sorrette da pali esitanti/Al lume dell’acetilena/Tu vedi solo a malapena/L’ombra sfuggente delle mani/Che fanno corpo coi picconi/A te, a te, figlio del sole/A te a te figlio del vento/Voglio dedicar questo canto/Voglio offrir il mio lamento/A te a te che sei partito/A te che non sei mai tornato /E a tutti tuoi fratelli/Che ci han lasciato la vita/Nelle viscere della terra/Tu vai spingendo un vagoncino/In Francia, Belgio ,Gran Bretagna/Com’è spossante il tuo cammino/Hai nero il corpo, hai rosso il cuore/Durante quelle lunghe ore/Ti senti un sepolto vivo/Ma coi compagni sei attivo/A te a te figlio del sole/A te a te figlio del vento/Voglio dedicar questo canto/Voglio offrir il mio lamento/A te a te che sei partito/A te che non sei mai tornato/E a tutti tuoi fratelli/La mia voce va…”

Un inno ai minatori. E ai loro compagni caduti. (Inform)
Fonte: Mclink.it il 27-07-2006 - Categoria: Cronaca

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