A sud di ogni sud

Itinerario di arte, natura e storia nel lembo più meridionale d'Italia. Da Siracusa, l'antica Ortigia, all'oasi faunistica di Vendicari, passando per Pachino, patria del celeberrimo pomodorino, fino a Portopalo di Capo Passero paese di pescatori di fronte all'Africa

Per Gesualdo Bufalino il sud-est della Sicilia era "un'isola in un'isola": la Sicilia greca sviluppatasi nel cuore del Mediterraneo attorno allo scoglio di Ortigia, i successivi incroci e arrivi (romani, goti, bizantini, arabi, normanni, svevi, angioini, spagnoli, borboni), teatri nella roccia, architetture barocche, giardini di limoni e dune modellate dal vento. Una terra gloriosa e ai margini: la massima densità al mondo di siti protetti dall'Unesco, il limite geografico della punta d'Italia affacciata sull'Africa, con abitanti consapevoli dell'illustre passato ma vogliosi di presente, come australiani o neozelandesi afflitti dalla sindrome del down-under, "laggiù", "sotto", lontano dal centro che decide, dall'economia che pulsa, dalle cose che accadono.

A giudizio di Cicerone, che la visitò nel primo secolo a.C., Siracusa era la più bella città del mondo. A lungo, prima della conquista romana che ne interruppe lo sviluppo (212 a.C.), fu un centro egemone nell'universo greco-occidentale, la principale rivale di Atene, importante quanto Roma nel Mediterraneo.
Il luogo-simbolo è Ortigia, l'isola dove i greci provenienti da Corinto fondarono nel VIII secolo a.C. la nuova colonia. Isola-fortezza, oggi collegata con due ponti alla terraferma, preservatasi dall'espansione dell'edilizia caotica e anonima della città moderna. Isola viva, rinata da qualche decennio, grazie a leggi che hanno incoraggiato gli interventi di restauro, dopo anni di degrado generalizzato e sostanziale abbandono. Isola-labirinto, intrico di piazze, strade, vicoli, quartieri un tempo greci, ebrei, arabi. Isola-museo: testimonianze di tremila anni di successive civiltà concentrate in neanche un chilometro quadrato di superficie, un formidabile viaggio nel tempo tra fortificazioni, templi, chiese, palazzi con mascheroni e balconate in ferro battuto (nel barocco dominante nella ricostruzione di Ortigia dopo il terremoto della Val di Noto del 1693), alla scoperta degli incastri, delle sovrapposizioni, delle convivenze.

Qualche esempio? L'Apollion e il Duomo. Gli interventi per fortuna limitati di epoca fascista hanno lasciato al loro posto i resti del Tempio di Apollo, uno dei primi edifici costruiti dai greci, monumento arcaico divenuto chiesa nel periodo bizantino, moschea in quello arabo, di nuovo chiesa con i normanni e caserma con gli spagnoli.

All'interno del Duomo dalla splendida facciata barocca (in restauro) del XVIII secolo sopravvive inglobato il tempio dorico del V secolo a.C. dedicato ad Atena, costruito a sua volta sopra un'ara sicula di tre secoli precedente. 24 delle 36 maestose colonne corinzie, incorporate nella struttura, sono tuttora perfettamente visibili. Sulla Piazza del Duomo dall'insolita forma semi-ellittica, "spianata metafisica" per il siracusano Elio Vittorini, set cinematografico e tv per Tornatore e Montalbano, si affacciano palazzi signorili e chiese del '600 e '700, che ospitano tra gli altri il municipio, l'arcivescovado, la pinacoteca, locali e ristoranti animati di sera dalla movida locale

I siti della Siracusa greco-romana sono invece sparsi nella città moderna. Concentrati, in particolare, nel Parco archeologico della Neapolis. L'attrazione è il superbo teatro greco, risalente al V secolo a.C. e ristrutturato in età romana, quasi interamente scavato nella roccia, capace all'epoca di 16 mila posti. Dai primi del Novecento sono riprese le rappresentazioni da Sofocle, Euripide, Eschilo (quest'anno dall'11 maggio al 25 giugno), a cura dell'Istituto nazionale del dramma antico (Siracusa è l'unica città, oltre ad Atene, con una scuola permanente di teatro classico). Nella Latomia del Paradiso (un sistema di cave, a cielo aperto dopo il crollo della volta nel 1693, da cui si estraevano i blocchi di calcare bianco-grigio usati per edifici e mura della città) ci si può spingere dentro l'Orecchio di Dionisio, grotta artificiale dalle straordinarie proprietà acustiche che prende il nome dal tiranno siracusano che, secondo la leggenda, la usava per ascoltare i discorsi dei prigionieri che vi faceva rinchiudere, e che più probabilmente funzionava da cassa di risonanza armonica per gli spettacoli del vicino teatro.
Una delle più importanti collezioni di antichità classiche della Sicilia è ospitata nelle sale del Museo archeologico Paolo Orsi. L'offerta museale siracusana spazia dai Caravaggio e Antonello da Messina di Palazzo Bellomo fino alle nuove tendenze presentate nella Galleria civica di arte contemporanea Montevergini, il cui direttore si è guadagnato lo scorso mese la copertina del Time europeo.

Dopo il viaggio nel tempo (e nell'arte) conviene lasciare la città, spingersi a sud, verso latitudini inferiori a quella di Tunisi, e immergersi nel paesaggio. Lungo la costa si incontrano due riserve naturali. La prima, ad appena una decina di chilometri, è l'area marina protetta del Plemmirio, creata attorno alla penisola della Maddalena. Più a sud, oltre Avola (celebre per la pianta esagonale, le mandorle pizzute e il vino Nero), a valle delle magnifiche suggestioni barocche di Noto, subito dopo l'antico avamposto siracusano di Eloro, si sviluppa l'oasi faunistica di Vendicari: otto chilometri di costa selvaggia preservata da oltre vent'anni, un "ecosistema di zone umide", una vegetazione che va dal ginepro coccolone alla palma nana, pantani popolati da uccelli acquatici migratori (fenicotteri, aironi, cicogne), una rete di sentieri per il birdwatching tra le paludi e i canali medievali costruiti quando le saline erano attive, resti di una tonnara settecentesca, una torre sveva, una chiesa bizantina, cale intoccate.

Oltre, paesi assolati, barche colorate, vitigni bassi per difenderli dalla calura e dal vento, serre ad infinitum. Lunghe spiagge sabbiose, falesie. Palme, annunci d'altrove. Marzamemi, un pugno di case cresciute attorno alla tonnara, il "cortile arabo" che si affaccia direttamente a mare, palazzi signorili e aziende di lavorazione e conservazione del tonno che usano ancora pescare con l'amo e preparare a mano i barattoli di tonno rosso al ciliegino di Pachino. Pachino, patria del celeberrimo pomodorino a cui dà il nome: ortofrutta di gran pregio coltivata in serra, complice l'elevata salinità dei terreni della zona che conferisce ai frutti un grado zuccherino senza eguali. Portopalo di Capo Passero, dove nel luglio del '43 sbarcarono le truppe anglo-americane e un tempo venivano a deporre le uova le grandi tartarughe marine, è il comune più a sud d'Italia (isole minori escluse). Ha anche il primato europeo nel rapporto tra natanti e abitanti: 240 su 3.200. Qui non c'è pescheria perché non ce n'è bisogno, ognuno ha la propria barca e va a pesca. Ogni giorno, al rientro dei pescherecci, nel pomeriggio, ha luogo la compravendita all'asta del pesce appena sbarcato.

Infine, il lembo più meridionale: l'Isola delle Correnti, dove si consuma l'incontro delle acque dello Ionio e del Mediterraneo, a poche decine di metri dal capo omonimo dove un cippo del Cai segna l'estremità meridionale del Sentiero Italia, il trekking più lungo del mondo, 5.500 chilometri da qui a Trieste, attraverso Appennini e Alpi. Più in là, c'è il Canale di Sicilia, Malta a cinquanta miglia, l'Africa.

di Antonio Politano
(04 maggio 2006)
Fonte: Repubblica.it 04-05-2006 il 05-05-2006 - Categoria: Cultura e spettacolo

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