sulle dichiarazioni dei primi candidati a Sindaco di Pachino

Leggere sulla stampa le prime dichiarazioni dei candidati a Sindaco ormai ufficiali, Nino Preziosi e Paolo Bonaiuto, suscita sconcerto e angoscia per il futuro di Pachino.
Non solo per l’arroganza, ma soprattutto per l’assenza di senso della realtà e per la mancanza di un autentico contatto con la città sofferente che tali dichiarazioni rivelano.
C’è chi, con la navicella di cartone di un improbabile sondaggio, atterra come candidato direttamente dal 1997 al 2009, senza accorgersi che sono trascorsi tredici anni, e tante cose sono cambiate. C’è chi afferma di poter schierare l’invincibile armata di ben cinquemila voti, già contati e “impacchettati” (ma come avrà fatto?), in una prova muscolare che, però, non ci illude sul fatto che, avendo i voti, si sia anche capaci di governare, bene e stabilmente. Insomma, la legittimità delle candidature non proviene, come avviene nella normalità, dal “rendiconto” del lavoro, piccolo o grande, decisivo o meno, ma comunque evidente, svolto per la città. Non deriva da una qualche battaglia realizzata per questioni che interessano la collettività, da una leadership popolare (e attuale) conquistata sul campo. No. Ci si candida sulla base di astrusi calcoli, delle proprie ambizioni, e, forse, di una sopravvalutazione di se stessi.
Posto che ognuno è libero di candidarsi a tutto ciò che vuole, i candidati ormai ufficiali, ci dicano, piuttosto, sulla base di quale progetto e di quale visione della città hanno maturato la propria candidatura. Ci ricordino il discorso pubblico che hanno svolto in questi anni, su temi che riguardano la vita di tutti, perché, francamente, non ne abbiamo memoria. Ci dicano come intendono affrontare il fallimento finanziario del Comune (non dichiarato, ma reale) e la indispensabile riorganizzazione della macchina amministrativa. Ci dicano come reperiranno risorse e quali tagli alla spesa pubblica intendono operare. Ci illustrino, anche, cosa si intende fare per gli imprenditori ( specie agricoli) sfiancati; per i commercianti che stanno chiudendo i negozi uno dopo l’altro; per i lavoratori che in perfetta solitudine cercano di non affondare. Naturalmente, non pretendiamo un discorso lungo, complesso. Ma almeno un balbettio, questo si. Sarà sempre meglio del silenzio cui ci hanno abituati in questi anni. Infine, vorrei invitare ad un ulteriore riflessione. Uso parole non mie, ma di un grande intellettuale e uomo di chiesa, il Cardinale Carlo Maria Martini, che, nel suo ultimo libro (“Conversazioni notturne a Gerusalemme”), offre una suggestiva interpretazione di un passo del profeta Gioele.Questo il passo: “I vostri figli e le vostre figlie profeteranno, i vostri giovani avranno visioni e i vostri anziani faranno sogni”. Ed ecco come Martini legge questo passo:
“ I figli e le figlie saranno profeti significa che essi devono essere critici. La generazione più giovane verrebbe meno al suo dovere se, con la sua spigliatezza e con il suo idealismo indomito, non sfidasse e criticasse i governanti, i responsabili e gli insegnanti. Il profeta dice che la generazione di mezzo, cioè coloro che sono responsabili, avrà delle visioni. Un vescovo, un padre, una madre, un imprenditore: essi dovrebbero avere degli obiettivi per una comunità, una famiglia, un’azienda. I responsabili devono sapere cosa fare, quali compiti accettare. E’ bello che il profeta assegni un compito anche agli anziani. Non si deve pretendere dagli anziani che essi portino pesi, elaborino progetti e li realizzino, come la forte generazione di mezzo. Hanno meritato di affidare ad altri gli affari e il comando: e di dedicarsi a qualcosa di nuovo: il sognare. “
Queste parole offrono solo una suggestione, ma fortissima: ci suggeriscono che il dramma di Pachino è anche quello in una città in cui i giovani e la generazione di mezzo un po’ sono tenuti ai margini, (e un po' si autoescludono) della vita pubblica. Una città in cui gli anziani si ostinano a non assumere la propria esperienza come conclusa, e utile, semmai, a offrire nutrimento a quella altrui. Se liste e candidature a Sindaco non prevederanno anche uno svecchiamento della classe politica, il declino della città rischia di essere definitivo.
Pubblicata da: Barbara Fronterrè il 20-02-2009 21:52 in Opinioni

Lascia il tuo commento
Bello, si proprio così largo ai giovani, emarginati e autoesclusi, a volte, perchè c'è chi come nel primo impiego se non hai esperienza nessuno ti dà fiducia. Ma come si inizia a far esperienza se nessuno ti fà iniziare dalla prima? In campo politico e con così grossi problemi sicuramente l'esperienza conta tanto, ma quanto può contare la trasparenza, la genuinità di una cosa fresca, che non è ancora infettata dalla malattia dell'interesse personale? Ma? provare per credere, dare spazio ai giovani allora, non può andare peggio di così, e poi giovani non vuol dire ignoranti in materia. Anzi, ehi c'è in gioco il futuro nostro e dei nostri figli e non abbiamo studiato, lavorato, per vedere andare in fumo tutti i nostri sogni e fare come tanti altri le valigie e cercare ciò che la nostra Pachino non ci dà. Ma se continua così saremo in tanti ad andarcene e Pachino rimarrà in mano a chi? Certo non ai giovani. Vorrei che i pachinesi più restii la smettessero di rimanere legati a certi schemi se mi dai lavoro ti dò voto, l'ho provato anche io a chi non fà gola ma l'unico modo in cui ho ottenuto un lavoro è stato facendo il concorso e dimostrando cosa sono stata in grado di fare, andando via da Pachino ovviamente. Si parla di rinunce da parte dei politici chiunque sia in materia di compensi, ok ci stà, poi dipende da come e che cosa, ma allora perchè il popolo non rinuncia a credere che i vecchi politici sapranno fare sicuramnete meglio dei giovani, basta se non si cambia in modo radicale sarà dura credere ancora che Pachino possa darci un futuro. Certo che è vero anche che la fiducia è stata talmente ormai calpestata che è difficile riconquistarla! Naturalmente il tutto è frutto della mia personale opinione.
A questa frase "i giovani e la generazione di mezzo un po’ sono tenuti ai margini, (e un po' si autoescludono) della vita pubblica" aggiungerei anche che: "i giovani sono strumentalizzati dalla politica infatti si prendono in considerazione e si parla di loro solo in campagna elettorale".

Che cosa fanno i vertici dei partiti o la politica per attrarli? Bene fanno in modo di allontanarli.

Io vedo un grande interesse a parlare dei giovani in molti teatrini della politica di coinvolgimento, eccetera ma tutto questo mi sembra solo ridicolo.
Questi giovani poi resteranno tutti illusi di aspettative e promesse false e non decideranno mai niente e non saranno mai entusiasti della politca anzi rimarranno delusi e porteranno la loro esperienza negativa davanti ai loro amici.

La verità è una sola, una politica nuova non si fà con le teste dei vecchi e mettiamocelo bene in testa.

La politica nuova si fà con un nuovo modo di fare e un nuovo approccio alla società e al bene pubblico.

Voi avete mai visto una persona fare politica a pachino?
Io no.
Se per fare politica è parlare sotto gli alberi della piazza o a marzamemi in un bar, bhè qui siamo ben lontani dal cambiare pagina.

Qualcuno a Pachino che ha fatto politica veramente c'è stato, ed è stato Gioacchino La Corte in quanto ha speso tutto se stesso per la politica è salito a fare i comizi, ed è arrivato fino a fare il deputato regionale.
Questo significa che a Pachino adesso non ci sono politici e non ci sono persone che sapranno fare politica perchè non La vogliono fare.

Adesso Vi lascio a qualche altra opinione di qualche altro politico...
E ad una frase che ho inventato io:
"Chi è in prima fila è miope ... vede da vicino e non vede da lontano. "
Purtroppo per certi aspetti non si può che condividere le lamentele di gianluca.
Bisogna aggiungere, però, che le cause sono molteplici e molto più intricate di quelle già prospettate.
Viviamo in una società che invecchia sempre più. Il peso di questa parte di popolazione fa si che le sue problematiche siano sempre più frequenti e presenti nell’agenda politica del governo, soprattutto, di quello locale sul quale grava in maniera preponderante la gestione delle politiche sociali.
Si viene a creare un circolo vizioso. Gli anziani non sono solo bisognosi di appositi servizi (ricreativi, assistenziali ect.), ma sono anche maggiormente consapevoli dei loro diritti, che pretendono ad alta voce, memori di quanto fatto durante la loro vita, del servizio apportato alla collettività e desiderosi del meritato riposo che gli è, per questi motivi, dovuto. I giovani si approcciano alla vita reale in maniera diversa, spesso, disinteressata. Si accontentano di poco, sono malamente informati, e spesso preferiscono ritardare la necessità di affrontare i problemi che il mondo reale gli pone innanzi anche perché illusi da ideali e da un falso ottimismo che gli inculcano i mass media. Poco sensibili ai veri problemi della nostra epoca, si rendono conto tardi della “crudeltà” del nostro mondo.
E così che la prima fetta di elettorato (gli anziani) diventa particolarmente allettante a chiunque. Spesso i giovani neanche vanno a votare e quando ciò avviene non meditano sull’importanza delle scelte ma si fanno influenzare dai genitori, parenti o amici.
Ovviamente non è mia intenzione generalizzare. Ma credo che chiunque possa concordare con me che tutto ciò risulta diffuso e “normale”.

da qui l’affermazione di una società gerontocratica più impegnata a risolvere i problemi del presente rispetto agli investimenti del futuro e quindi poco sensibile elle esigenze dei posteri!

È vero che abbiamo bisogno di svecchiare le nostre istituzioni (nel senso di garantire un ricambio generazionale), ma credo sia più utile introdurre gente nuova, a prescindere dall’età anagrafica. Tutti siamo portatori di differenti modi di pensare, di vedere le cose e più le nostre istituzioni sono pluraliste e rappresentative di tutte le compagini che compongono la nostra società, più alto sarà il grado di democraticità delle stesse!
Vedi luca, io vedo le cose da un'altra prospettiva.
Tendo a non valutare la politica dei partiti quanto soprattutto quella della gente che fa il partito. Quest’ultimo per me non è altro che un contenitore per certi aspetti “vuoto”, fatto solo di ideali, di programmi, di concetti (tutti elementi importanti che servono a dare un’identità di fondo a questa organizzazione sociale).Credo che però il ruolo fondamentale nella società e all’interno del partito sia svolto dagli individui (classe dirigente, rappresentanti istituzionali) che con la loro azione concretizzano ideologie e programmi, cosi facendo contribuiscono a dare, o meno, credibilità all’associazione partitica!
Preferisco valutare i singoli, piuttosto che la collettività. E mi rifiuto di credere che all’interno di tali formazioni sociali si annidi la feccia dell’umanità.I cattivi.

Concordo con te che all’interno dei partiti spesso si celano politiche poco trasparenti, conflitti d’ interessi, e cose simili, tuttavia eviterei di considerare questo un atteggiamento di tutta la classe politica senza alcuna eccezione.
Penso che in ogni partito sia presente della gente che crede in quello che fa, che svolge il proprio lavoro (sia di semplice associato, di dirigente che di rappresentante) con dedizione, convinzione, coscienza, responsabilità ect ect, come all’interno della nostra società troviamo il buono e il cattivo cittadino.
Bisogna smetterla di considerare la politica, i politici come una categoria a se stante!!
Fermo restando che è chiaro a tutti la crisi che imperversa all’interno dei partiti tradizionali (non casualmente nel giro di qualche anno si è avviato un processo di “rinnovazione” dei partiti e di rinnegazione delle vecchie ideologie…vedi PD e PDL),non condivido però la generalizzazione e l’attribuzione a tutti di comportamenti che sono di alcuni. In un certo senso è un modo per dare un fondamento a quell’odiosa tendenza a parlare e pensare per luoghi comuni, per cui, ad esempio, il nostro è un popolo di mafiosi!Bhe se permettete io mi dissocio!!!

Detto questo,Luca, non penso di doverti dimostrare alcunché, se non che bisogna valutare l’operato di ogni singolo soggetto politico, conoscere la sua storia, cercare di capire le motivazioni che lo hanno spinto a determinate scelte, piuttosto che altre conoscerne i futuri progetti e verificarne la realizzazione!in tutto questo avendo riguardo di valutare la dedizione, le capacità, la lealtà con cui ciò viene fatto e non tralasciare i problemi burocratici che spesso ne rallentano o annullano la fattiva realizzazione!

Se non erro tu fai, o hai fatto parte di un partito, ne eri un semplice associato o avevi un ruolo al suo interno, poco importa. Ebbene, ragionando ab contrario, se ciò che hai detto fosse vero, dovrei dedurre che anche tu ti sei macchiato di quelle amoralità che addebiti ai partiti o quanto meno ne sei stato un complice silenzioso. Questa è la conseguenza di ragionare per stereotipi. Eppure non lo penso affatto! Perché io ritengo che ognuno debba rispondere del suo personale comportamento!

Infine potrei capire la tua scelta di rompere con i partiti tradizionali, ma mi chiedo quale sia la tua alternativa!!!liste civiche?mi sembra, e converrai con me, che non siano il massimo della garanzia!
Associazioni di altro tipo? Siamo punto e a capo…i partiti non sono altro che associazioni!
Nel momento in cui tu ti associ con qualcuno, inevitabilmente devi concludere un patto, devi scendere ad un compromesso!!!devi essere di destra o di sinistra o devi rimanere ambiguo, devi scegliere la classe dirigente, devi candidare delle persone che ti rappresentino, devi palesare i tuoi intenti, i tuoi programmi e le tue idee, devi scegliere se andare da solo o coalizzarti con terze realtà!ed ecco altri compromessi!possibilmente non tutti saranno d’accordo con te!c’è chi è di destra, chi di centro chi di sinistra ecc ecc, c’è chi si vuole coalizzare chi, invece, non vuole alleati!Ma soprattutto dovrai fare delle scelte POLITICHE: fare una strada piuttosto che un’altra, aumentare a certe categorie di soggetti passivi le aliquote di un’imposta e mantenerla uguale ad altri, dovrai decidere su quale dei progetti che ti sono stati proposti dovrai investire le tue risorse finanziarie e così via!!!Ebbene non credi che tutto ciò finisca per favorire alcuni piuttosto che altri!!! Per me no!!!per me tutto ciò si chiama giustizia equitativa!!!!!
anche tu hai degli interessi, anche tu favorirai taluno e tutto è frutto delle scelte!

Questo per far capire che governare è “un mestiere” molto difficile dove la bravura sta nel contemperare tutti gli interessi in gioco e nel trovare la soluzione ai problemi della gente evitando personalismi!
Gianluca. So che segui pachinoglobale e pertanto saprai di certo che mi sono sempre auspicato nel passato la venuta fuori dei giovani in politica affinchè nuova linfa prendesse pian piano il posto degli anziani radicati anche a certe ristrettezze culturali che hanno portato Pachino in questo stato. i 52 assessori dell'amministrazione Barone, i 5 assessori che si dimettono contemporaneamente nell'Amministrazione Campisi, la guerra dei poveri scatenata da un prefetto che per tenersi buoni i dipendenti della Dasty rallenta il pagamento degli stipendi dei comunali. Il muro contro muro; il tutti contro tutti soltanto per motivi personali e caratteriali hanno fatto di Pachino un paese dei record al negativo.
Ora tu dici che bisogna mettere assieme tanti giovani e fare un partito dei giovani. E' nobile il tuo intento però si scontra con la cruda realtà. Al massimo una lista del genere porterebbe 1 consigliere in consiglio comunale e poi (ed anche prima) dovrai fare delle scelte come dice Marco Caruso con cui concordo in pieno con il suo bellissimo discorso. Invece ti consiglio una strategia. Suggerisci ai tanti giovani che vogliono scendere finalmente in politica di mettersi daccordo fra di loro presentandosi in diverse liste (chiaramente a seconda della loro indole mancina o destrorsa). Dopodichè si cercheranno singolarmente i voti. Soltanto così alla fine del prossimo sfoglio elettorale ci potrà essere uno sperato ricambio generazionale.
Cordialmente - Pasquale Aliffi