Siamo pronti a metterci in disarmo e chiedere l’indennità di disoccupazione

Siamo pronti a metterci in disarmo e chiedere l’indennità di disoccupazione PORTOPALO - Barche in disarmo. Questa la forma di protesta che potrebbe essere messa in atto da gennaio dalla marineria di Portopalo di Capo Passero. Un grido disperato contro la grave crisi che attanaglia il settore. Gli addetti del comparto ittico entrerebbero in disoccupazione, con conseguente blocco del versamento contributivo. «Ormai non ne possiamo più, - afferma Mario Montalto, pescatore ed armatore di Portopalo - siamo veramente allo stremo e la tenuta delle nostre imprese è sempre più minacciata dall'aumento dei costi e dalla contrazione delle entrate». In gennaio, tra le disposizioni che entreranno a carico degli operatori della pesca, spicca quella che prevede il ribasso degli sgravi contributivi, che scenderanno dall'attuale 80 al 60%, con un raddoppio secco a carico delle imprese. «E' solo l'ultimo di una serie di provvedimenti che, purtroppo, ci stanno fiaccando, facendo avvicinare il punto di non ritorno. Il momento è molto delicato - afferma Montalto - dicembre è stato un mese terribile sul fronte delle entrate. Si sono assottigliate le parti mensili che vanno all'equipaggio e all'armatore. Con diversi miei colleghi ci siamo confrontati e siamo pronti a mettere in atto una forma di protesta, quasi il nostro grido di disperazione: metterci tutti in disarmo e chiedere l'indennità di disoccupazione».

Una forma clamorosa di protesta civile contro la crisi del settore: si disarma perché non è più conveniente andare a pescare. E con il disarmo, si eviterà il pagamento dei contributi che raddoppieranno a partire dal nuovo anno. I livelli attuali di redditività del comparto della pesca registrano, a Portopalo e non solo in questa marineria, cali sostanziali. I gestori di carburante non fanno più credito, chiedendo pagamenti immediati o quasi. «Tolte le spese - sottolinea Mario Montalto - quello che rimane in tasca all'equipaggio e all'armatore è veramente ben poca cosa. Ed ognuno di noi tiene famiglia. Sta diventando dura arrivare non alla terza settimana bensì a metà mese». Nell'ultimo trimestre, alcuni piccoli operatori della pesca hanno avuto ricavi di non più di 300 euro al mese. Troppe le giornate perse per il maltempo e contro il mare in tempesta nulla è possibile fare. «Alla luce di questa crisi nerissima, se prima avevi la possibilità di differire alcune voci di spesa, come ad esempio il bunker, - prosegue Mario Montalto - ora questa comodità è stata quasi del tutto cancellata. Senza soldi in mano, spesso non riesci più a fare gasolio. Insomma, il margine operativo si restringe in tutti i sensi e sempre a nostro danno». Le misure entrate di recente in vigore in ambito regionale non sembrano sufficienti per venire incontro alle difficoltà del comparto marinaro. «Occorre restare uniti, - conclude Mario Montalto - il momento è veramente epocale e qui rischiamo in tanti di implodere. Ne va non solo del nostro posto di lavoro ma della tenuta di tante famiglie che, a Portopalo soprattutto, vivono di pesca». E i segnali della crisi si avvertono, a cascata, anche in altri ambiti economici. Le pizzerie d'asporto, ad esempio, negli ultimi due mesi hanno registrato ordini in calo. «Se i pescatori non lavorano - dichiara un operatore del settore - soffriamo tutti perché qui la pesca fa da traino a tante attività commerciali». Una risposta alla crisi potrebbe essere l'avvio di una cooperazione nell'ambito della filiera ittica con i Paesi della sponda sud del Mediterraneo, come sottolineato di recente dall'assessore regionale alle Risorse Agricole ed Alimentari, Elio D'Antrassi. Un punto evidenziato anche da Giovanni Tumbiolo, esperto in tematiche inerenti l'ambito della pesca in Sicilia. Resta anche il nodo degli aiuti alle imprese del settore. In questo, la recente legge regionale 25 prevede interventi per lo sviluppo della pesca e, in particolare, aiuti alle imprese che costituiscono la filiera ittica. Il futuro passa da forme sempre più associate. Nel breve periodo, tuttavia, restano lacrime e sangue per tanti pescatori siciliani.
Fonte: LaSicilia.it il 29-12-2011 - Categoria: Economia

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