Questo non è un paese per sindaci

Questo non è un paese per sindaci Viaggio nella capitale dell’ingovernabilità: in un decennio sfiduciati 3 primi cittadini su 4. Il quarto? È deceduto

PACHINO - L'idea che ti fai quando ti raccontano quello che accade nella politica di Pachino è a metà strada tra la parodia di Guzzanti a Bertinotti («Stavo andando a votare la finanziaria, poi è saltata fuori l'idea del cinema») e il maestro dell'orchestra di Titanic mentre la nave affonda («Signori è stato un onore suonare con voi questa sera»). Perché Pachino sta affondando sotto i colpi di dieci anni di amministrazione a singhiozzo con quattro sindaci eletti, tre sfiduciati, quattro commissari, quattro legislature mai arrivate alla fine naturale, e tante bollette arretrate. L'Enel vanta crediti per 750 mila euro e ha già tagliato l'illuminazione elettrica nella zona est della città e lasciato al buio la pinacoteca. La Dusty, che si occupa della raccolta dei rifiuti, rivendica tre mensilità non pagate che corrispondono a 600 mila euro. Una società, la Cornacchini, gestisce la discarica ma dal 2001 non riceve neanche un centesimo. Il credito è arrivato a 1 milione e mezzo di euro e non passerà molto prima dei decreti ingiuntivi. E gli stipendi dei dipendenti comunali vengono pagati con sempre maggiore ritardo.
«Ma fare il sindaco di Pachino non è facile - ammette Sebastiano Barone, lo sfiduciato numero 2 -. La mia sindacatura è durata quattro anni (record personale e miglior risultato degli ultimi 15 anni, ndr). In quattro anni un consigliere ha cambiato cinque volte partito. Alla fine non sapevo se mi sosteneva o era un oppositore». Ma il sindaco Barone in quegli stessi quattro anni ha cambiato 54 assessori. «Balle, saranno stati una quarantina». Vabbé, 40 vale a dire due assessorati per ogni singolo consigliere, di maggioranza o opposizione, come ha fatto a farsi sfiduciare? «È sempre così, chi ti sostiene nella campagna elettorale ti scarica in aula».

Capita così che chi prima si sgola a favore o contro un candidato qualche mese dopo assume una posizione opposta. Dieci anni fa il principe dei giornalisti di Pachino, il compianto Corrado Arangio, dalle frequenze di Radio Ras prima ancora che dalle nostre colonne, parlava di pupi e pupari. «I pupi sono fieri e incazzosi come Orlando - diceva - ma se il puparo lascia andare i fili si afflosciano». Ma i pupi si afflosciano anche se si ribellano al sistema. «Se agiscono di propria iniziativa - dice Giuseppe Campisi, lo sfiduciato numero 3 -. Allora adesso mi sento libero, anche se deluso».
Libero dalle pressioni, ma libero anche dalle continue convocazioni in procura per le denunce più stravaganti. Come quella che vide Sebastiano Barone finire negli uffici del tribunale di Siracusa per rispondere dell'aggressione di un cane randagio a un cane domestico. La proprietaria del cane domestico sguinzagliò i suoi avvocati.
Prima della legge sull'elezione diretta del sindaco, un primo cittadino a Pachino durava appena qualche mese. Poi con la nuova legge deve subito fare i conti con la sfiducia. Il primo è stato il sindaco Modestino Preziosi. Ma all'epoca funzionava così: il Consiglio comunale proponeva la sfiducia e gli elettori votavano con il referendum. E siccome Pachino non è proprio la patria degli elettori instancabili (una media del 50% non vota per le elezioni), è ovvio che alle urne per un referendum non ci va neanche se accompagnato dall'autista. E Preziosi si salvò. Cambiata la legge e affidato al Consiglio il potere di sfiduciare i sindaci è iniziata la "mattanza". Un parente non sistemato, un assessore non nominato o altre amenità mascherate da massimi sistemi: dietro l'apparente e legittima esigenza di visibilità dei partiti tutti ne hanno fatto le spese. Carmelo Latino, sfiduciato nel '99 (poi Mauro Adamo, lo sfortunato primo cittadino stroncato da un ictus), quindi Barone, sfiduciato nel novembre del 2005, infine Campisi, che lo scorso mese ha avuto il foglio di via. Sullo sfondo una lista civica potentissima a Pachino, Rinascita. Ha segnato le vittorie e le sconfitte dell'ultimo decennio. Dicono che Rinascita conta fino al campo sportivo, il confine della città. Vero. Ma fino al "Sasà Brancati" ha davvero un peso decisivo. Prima ha fatto eleggere e poi scaricato Barone, poi ha fatto eleggere (e scaricato) Campisi. Adesso è arrivato un nuovo commissario, a breve saranno indette nuove elezioni. Ci sarà un nuovo candidato che in campagna elettorale verrà dipinto come la soluzione migliore, il nuovo che avanza, il cambiamento, l'uomo giusto al posto giusto. Musica maestro, che la nave continua ad affondare.

Le tappe



Per alcuni la situazione politica attuale è frutto di una mediocrità che avviluppa da circa tre lustri l'ambiente pachinese. Altri parlano di una lunga transizione, non si sa verso dove. La realtà “storica” dice che da troppo tempo Pachino è ingovernabile. Il quinquennio '93-‘98 fu contrassegnato dallo scontro permanente tra il consiglio comunale e il sindaco Modestino Preziosi, avversato dalla maggioranza del civico consesso che tentò anche di rimuoverlo tramite referendum (tentativo vano). Finito il ciclo Preziosi, giunse il professor Carmelo Latino (1998) alla prima carica cittadina, con Mauro Adamo suo vicesindaco. Anche per Latino la strada, soprattutto con la burocrazia, fu subito in salita. Rinascita lo abbandonò presto al suo destino di “sfiduciato”. Nel 1999 toccò a Mauro Adamo, che prevalse su Giuseppe Campisi, conquistando la sindacatura. Fu breve anche la sua permanenza in carica. Nell'aprile del 2001 il primo cittadino pachinese morirà per le conseguenze di un ictus. Ma nei mesi precedenti era stato sottoposto a una raffica di esposti, denunce e inchieste che finirono per stringere attorno a lui un vero e proprio cappio. In quello stesso anno Pachino tornò a votare. Le elezioni furono vinte da Sebastiano Barone, scelto all'interno di quella “società civile” che sperava in una maggiore stabilità politica. E i primi due anni furono di vera stabilità, ma dall'estate 2003 in avanti anche quel giocattolo cominciò ad andare in frantumi: Barone verrà defenestrato senza tanti complimenti nel 2005. L'estate del 2006 è quella del trionfo di Peppe Campisi. Sembra l'alba di una nuovo periodo ma presto anche questo sindaco finirà per deragliare, sfiduciato dal consiglio comunale dopo un lungo ed estenuante tira e molla. E adesso si ricomincia.

SERGIO TACCONE
Fonte: LaSicilia.it il 05-10-2008 - Categoria: Politica

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