La Rai ritiri le accuse ai produttori siciliani

La Rai ritiri le accuse ai produttori siciliani (di Giorgio Petta) La «guerra del pomodorino di Pachino» non segna alcuna tregua. Anzi si inasprisce lo scontro in attesa che stasera a "Bontà loro" Maurizio Costanzo corregga il tiro e l'opinionista Alessandro Di Pietro riveda - o quanto meno spieghi - il suo appello ai consumatori italiani di boicottare il pomodorino perché la filiera sarebbe controllata dalla mafia. Una vicenda emersa da un frammento d'intervista, mandato in onda durante la trasmissione della Rai, al procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso, il quale, parlando delle infiltrazioni criminali nel settore agroalimentare, ha citato il caso del pomodorino trasportato nel mercato di Fondi, in provincia di Latina, per essere confezionato e poi trasferito nuovamente in Sicilia per la distribuzione nei grandi magazzini. Tutti questi passaggi ed intermediazioni, è stato affermato durante la trasmissione, farebbero lievitare i costi al consumo fino a undici volte il prezzo alla produzione che, mediamente, è di 50 centesimi di euro. Da qui la proposta di Di Pietro del boicottaggio per fare crollare il prezzo. Il caso, esploso quattro giorni addietro e che ha già suscitato tantissime reazioni, finirà - annuncia l'on. Fabio Granata (Fli) -sul tavolo della commissione parlamentare Antimafia che «approfondirà la vicenda relativa alle infiltrazioni mafiose nella distribuzione del pomodorino di Pachino denunciata dalla Rai e che ha determinato la protesta dei produttori siciliani per la campagna di boicottaggio indiscriminato lanciata durante la trasmissione. Martedì - aggiunge Granata, che è componente della stessa Antimafia - chiederò al presidente Pisanu di aprire un'indagine sui fatti denunciati per accertarne la esatta configurazione della vicenda e le responsabilità».
Anche il Parlamento si occuperà oggi del caso. Pippo Fallica, deputato nazionale e coordinatore siciliano del movimento Fronte del Sud presenterà, infatti, un'interrogazione ai ministri dello Sviluppo economico Paolo Romani e delle Politiche agricole Giancarlo Galan «per conoscere - sostiene - le iniziative che il governo intende adottare contro la proposta partorita nel corso di una puntata di "Bontà loro"».

Per Fallica è «intollerabile che nel corso di una trasmissione del servizio pubblico si possa destabilizzare, senza possibilità di appello, ovvero adducendo prove assolutamente inconsistenti e fumose, un intero comparto agricolo che meglio rappresenta l'immagine della Sicilia nel mondo. Chiederemo, inoltre, alla commissione di vigilanza Rai di occuparsi del caso perché ciò non accada più. Forza del Sud non si stancherà mai di denunciare e combattere la superficialità e il qualunquismo che caratterizzano i peggiori luoghi comuni sulla nostra terra, soprattutto se questi diventano elementi fondanti di tesi precostituite ed espresse in trasmissioni del servizio pubblico». L'ex assessore regionale alle Risorse agricole Titti Bufardeci, pure di Fronte del Sud, restringe la questione alle asprezze della politica isolana. «L'inquietante silenzio del presidente della Regione Raffaele Lombardo sulla proposta partorita nel corso di una puntata di "Bontà loro" - rileva - la dice lunga sul reale interesse che ha nel difendere le aziende e i lavoratori siciliani, almeno quelli che non rientrano nella sua personale sfera d'interesse. Nessuno pretendeva, certo, che Lombardo riproponesse contro la Rai le sante crociate, così come ha fatto per alcuni servizi giornalistici che hanno semplicemente documentato la realtà della nostra Isola, ma - continua Bufardeci - almeno una semplice, anche banale, dichiarazione a sostegno del comparto agricolo che più di ogni altro dà lustro all'economia e al prestigio della Sicilia era ed è dovuta». Chiamato in causa, il Governatore fa spallucce. «Sono intervenuto già l'altro ieri sulla vicenda - dice Lombardo - tramite l'assessore alle Risorse agricole Elio D'Antrassi di cui condivido ogni parola». Per Alessandro Chiarelli e Giuseppe Campione, rispettivamente presidente e direttore della Coldiretti isolana, «il pomodoro di Pachino ha garantito lo sviluppo economico e sociale, ha premiato la capacità innovativa e gli investimenti, offrendo a tutta la Sicilia la possibilità di esportare la qualità che questa Regione esprime. La mafia, la criminalità vanno combattute ovunque si annidino, incrementando il controllo del territorio - aggiungono - ma non penalizzando i produttori onesti che sono i primi a subire azioni francamente incomprensibili e qualunquiste. Quando si fanno simili denunce bisogna fare nomi e cognomi e non sparare nel mucchio perpetuando luoghi comuni che la Sicilia combatte quotidianamente».
«È rilevante - afferma l'on. Francesco Aiello dei Comitati in rete degli agricoltori a sostegno dell'intervento del procuratore Grasso - che finalmente la Magistratura e le Istituzioni segnino l'enorme contesto di dominio illegale in cui sono costrette a muoversi tutte le produzioni agricole del Mezzogiorno, in una rete larga e potente che va da Nord a Sud, dai Mercati ai distributori che partecipano a vario titolo ed interesse a questo massacro del lavoro contadino e delle aziende agricole. Il sistema commerciale del Nord - sottolinea Aiello - si alimenta di queste distorsioni, ci campa sopra, con l'aggravante che le leve delle decisioni sulle regole della commercializzazione sono nelle loro mani: dei grandi Mercati del Nord e della Grande distribuzione. Questi potentati sono concorrenti tra di loro, ma alleati contro i produttori».
Fonte: LaSicilia.it il 07-02-2011 - Categoria: Cronaca

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