In coda per l'isola che non c'è

In coda per l'isola che non c'è La Sicilia di carta del commissario Montalbano seduce i turisti e rilancia gli affari.

di ROSELINA SALEMI

PALERMO - La colpa è tutta del commissario Montalbano. Diciamolo una buona volta, quella Sicilia non esiste, è un abile puzzle, un gioco di citazioni, uno spot. Ma funziona. Così tra gli angeli imbronciati di Ragusa Ibla e l'incantesimo di Ortigia, tra Val di Noto e Contea di Modica, è partita la corsa per accaparrarsi almeno un pezzetto del piccolo mondo antico che sta per diventare modernissimo. Aerotaxi, elicotteri, l'autostrada da Catania a Siracusa quasi completata e l'aeroporto di Comiso appena inaugurato: sarà operativo dall'anno prossimo, per portare frotte di turisti nel Ragusashire, sulla spiaggia di Marinella del commissario Montalbano (che è a Punta Secca). Nessuno ricorda più gli anni '80, quando l'aeroporto militare si chiamava «Vincenzo Magliocco», custodiva 112 missili Cruise, ed era sotto costante assedio pacifista. Archiviato il passato, si è discusso molto se intitolarlo a Gesualdo Bufalino o all'onnipresente Montalbano. Alla fine, ha vinto Pio La Torre, deputato comunista assassinato dalla mafia.

«Così - spiega Salvo Baio, direttore del Consorzio Universitario «Archimede» di Siracusa - imprenditori americani, archeologi francesi, registi non solo italiani, si sono dati appuntamento in questo triangolo di Sicilia sud-orientale, ognuno alla ricerca del suo Graal».

C'è chi ha trovato alberghi da comprare (a Siracusa, Hilton si è assicurata il Des Etrangers, a Marriott è stato venduto il vecchio edificio delle Poste, alla Darsena ), chi un posto per dipingere (Velasco Vitali, pittore di Bellano, ha visto una luce nuova nel suo baglio di Santa Croce Camerina), chi uno sguardo diverso sul passato (il fotografo Ferdinando Scianna ha casa a Ortigia, con vista sul Tempio di Apollo), chi addirittura il petrolio (Panther Oil, Texas). E sul petrolio si litiga. Perché, nella zona che vanta il numero più alto di luoghi dichiarati patrimonio dell'umanità dall'Unesco (e ha ottenuto 380 milioni di euro in fondi europei tra il 2001 e il 2006), oltre alle cinque vele di Goletta Verde quest'anno, c'è chi vorrebbe cercare petrolio e gas. In giugno, mentre si festeggiava il restauro del Duomo di Noto, la Panther, titolare della concessione, ha rinunciato a trivellare nei siti Unesco: la città barocca e la riserva naturale di Vendicari dovrebbero essere in salvo. Ma, come suggerisce Anna Giordano del Wwf, il cortese passo indietro riguarda poco più del 10% (la superficie abitata) dei 746 chilometri quadrati di territorio che i texani hanno il diritto di bucherellare. Qualche rischio potrebbe esserci ancora.

Per capire l'opposizione, bisogna andare a Vendicari, tra le palme nane e le piante di capperi con fiori grandi come orchidee, la tonnara e le lagune salmastre dove Catherine Mc Gilvray ha girato il film tratto dal romanzo «L'iguana» di Anna Maria Ortese, scoprire la Sicilia delle sirene, che ha incantato l'attrice Galatea Ranzi e l'imprenditrice Cristina Busi, proprietaria di una magnifica masseria, dove i fichi d'India bordano il vialetto con ossessiva precisione. Bisogna andare a piedi fino a Cala Mosche, baia incassata nella roccia, tra dune coperte di gigli bianchi. Difficile accettare la sola idea di una trivella.

Sempre in zona, ma nella parte industriale, brucia l'ultima polemica, contro il rigassificatore Erg/Shelll di Priolo. Una pattuglia capitanata dal segretario provinciale del Movimento per l'autonomia, Salvo Sorbello, ha promosso un referendum consultivo. «Gente che ha accettato decenni di inquinamento, il 15 e 16 luglio, periodo più balneare che elettorale, ha votato contro la realizzazione di un impianto che giudica pericoloso», commenta soddisfatto Sorbello. E la battaglia infuria, mentre tutto è in vendita.

A Modica, capitale barocca dell'antica Contea, una casa con giardino di gelsomini accanto a quella di Salvatore Quasimodo (poetica), è passata di mano, da 60 a 300 mila euro in meno di tre anni. Dopo la sosta culturale, i gourmet si dividono tra la «Gazza ladra» e la «Torre d'Oriente», o migrano verso Ragusa Ibla, al «Duomo» di Ciccio Sultano, chef roseo e senza spigoli, ma cerebrale come la sua mordadella di tonno (Lui si schermisce: «E' tutto merito delle materie prime»). A Marzamemi, borgo di pescatori amato da Gabriele Salvatores, la chiesetta sconsacrata della piazza è stata comprata per 30 mila euro. La tonnara dei principi di Villadorata, diventerà un residence di lusso. E i due ruderi sul mare, abitati, si dice, dagli spiriti, vanno a 2500 euro al metro quadrato (ristrutturazione e apparizioni comprese). Andrea Camilleri, che si è molto appassionato alle storie locali, potrebbe scriverci un delizioso libretto dei suoi. Il titolo c'è già: «Il fantasma di Marzamemi». Da includere subito nel Montalbano tour.
Fonte: LaStampa.it il 07-08-2007 - Categoria: Curiosità

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