Il dialetto si fa poesia nei versi di Cagliola

Il dialetto si fa poesia nei versi di Cagliola PACHINO - La lingua siciliana con le sue sfumature e le sue cadenze, il suo ritmo e la sua melodia, appare ancor più sonora e solare nei versi e nelle liriche pubblicate dal diacono Salvatore Cagliola che ha dato alle stampe, dopo 25 anni dalla sua ultima pubblicazione in lingua dialettale, il volume «Circannu nun si sa chi». Cagliola, uomo di grande cultura e di profonda fede religiosa, è dunque tornato alla lingua madre, il dialetto siciliano, da lui magistralmente padroneggiato. Il poeta è riuscito ad usare la melodia della lingua e la sonorità siciliana, per coinvolgere il lettore che rimane imbrigliato ed inebriato nei versi poetici che solo un uomo dall'animo nobile come quello del diacono poeta pachinese poteva comporre.

Nella prefazione alla raccolta di liriche, Angelo Fortuna descrive Cagliola come colui che «sfuggendo ai gelidi deserti dell'insensatezza, dell'indifferenza e del disorientamento propri di chi si è smarrito nei labirinti dell'edonismo e del relativismo, evidenzia approfondimenti tematici e formali suggeriti dal fuoco interiore che lo divora, ma anche da esigenze ineludibili di espressione artistica». Insignito dalla presidenza del Consiglio dei ministri del premio alla cultura nel 1981, Cagliola ha cantato l'arte del dialetto siciliano, ma anche del poetare in lingua, dappertutto riscuotendo premi e consensi fino a Lugano, dove ha conquistato la platea recitando i suoi versi dialettali.

Sa.Mar.
Fonte: LaSicilia.it il 25-07-2010 - Categoria: Cultura e spettacolo

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