«I topi sono in trappola» Armi in pugno, gli agenti irrompono in via Mascagni

«I topi sono in trappola» Armi in pugno, gli agenti irrompono in via Mascagni PACHINO - Un elenco di sei nomi per altrettanti personaggi che a Pachino facevano il bello e cattivo tempo. Una consorteria che in via Mascagni aveva la sede centrale, ma che aveva esteso la sua azione criminosa a tutto il comprensorio urbano. Recenti episodi come incendi d'auto e spari agli usci di casa sono stati la riprova della escalation delinquenziale a cui, all'alba di ieri, la polizia ha posto la parola fine. Un blitz chiamato «Topi in trappola» (per indicare le modalità con cui è scattato il piano): un attacco sferrato a tutto tondo, con agenti che, armi in pugno, hanno chiuso ogni possibile via di fuga, altri che controllavano dall'alto con gli elicotteri, e poi quelli in prima linea che all'ora «x» hanno fatto irruzione nelle case degli indagati. Sono così posti in stato di fermo: Fabiano e Alessandro Salerno, fratelli rispettivamente di 32 e 30 anni; Pasquale Raimondo di 36 anni; Salvatore Collura di 54 anni; Raffaele Forestieri, meglio noto come Rabbiele, di 34 anni, Riccardo Oddo 32 anni. A Pachino sono state cinque le catture: uno degli indagati, Fabiano Salerno (ritenuto personaggio di maggiore spessore rispetto agli altri) è stato fermato a Torino, dove aveva cercato rifugio forse subodorando che gli si stava stringendo intorno il cerchio della giustizia. Per gli investigatori Fabiano Salerno sarebbe l'organizzatore di un consistente giro di droga.

L'ipotesi accusatoria, è stato spiegato nel corso della conferenza stampa tenuta dai dirigenti della Squadra mobile e del commissariato pachinese (Tito Cicero e Paolo Arena) è corroborata non solo dalle intercettazioni telefoniche e ambientali, ma anche dalle riprese fatte dagli investigatori della Narcotici da aprile fino alla fine dell'estate. Immagini che immortalano sia il quartier generale del gruppo, una casa rurale in contrada Granelli, dove la droga veniva suddivisa in dosi per poi essere venduta, ma anche i luoghi dello spaccio, a partire dalla piazza e dalla «Balata» di Marzamemi. In base ai rilievi, il gruppo si riforniva di almeno 100 grammi di cocaina pura e di mezzo chilo di marijuana a settimana. A carico dei fratelli Salerno anche l'accusa di aver malmenato e immobilizzato il 13 giugno scorso, una persona, esplodendogli contro un colpo di fucile, ma senza colpirlo. Pesante anche il capo d'accusa per Salvatore Collura, unico tra i sei ritenuto vicino al crimine organizzato (il clan Trigila), nei cui confronti si ipotizza la tentata estorsione: vittima sarebbe stato il titolare di un parcheggio a Marzamemi a cui Collura avrebbe imposto il pagamento di 10.000 euro (la metà subito e il resto a seguire), minacciando gravi ritorsioni. Gli investigatori hanno anche fatto luce sulla sequela di incendi d'auto e sparatorie, episodi ricondotti alla guerra tra la banda sgominata ieri e un'altra antagonista, per il dominio sul territorio del traffico di droga. L'operazione è stata effettuata dagli agenti della Squadra mobile, del commissariato, del nucleo prevenzione crimine di Catania con il supporto delle unità cinofile e del personale del Gruppo elicotteri di Reggio Calabria.

maria teresa giglio
Fonte: LaSicilia.it il 14-11-2012 - Categoria: Cronaca

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