I pantani al centro delle polemiche

I pantani al centro delle polemiche Scoppia la polemica tra le associazioni venatorie locali e gli ambientalisti. Al centro del dibattito, ancora una volta si trovano i pantani della Sicilia Sud orientale, uniche località acquitrinose ove è ancora consentita la caccia. Ad innescare la miccia della polemica, è stato l'episodio, accaduto domenica scorsa, penultima giornata di caccia nei pantani, dove le guardie venatorie avrebbero scoperto e sanzionato alcuni cacciatori non residenti intenti a cacciare da una barca, in spregio alle vigenti normative che consentono l'attività venatoria solo ai cacciatori residenti dei quattro comuni della zona sud. Un episodio, quello verificatosi, che ha fatto gridare allo scandalo le associazione ambientaliste per le quali questa sarebbe la prova delle violazioni più volte denunciate, motivo per cui anche in questo estremo lembo la caccia dovrebbe essere vietata. A rintuzzare le accuse è stato però il medico Rosario Cugno Garrano, delegato dei circoli di cacciatori riuniti che ha affermato: «Si tratta di irregolarità poste in essere da pochi cacciatori dai quali ci dissociamo decisamente. Siamo mortificati, ma quanto accaduto non può inficiare la correttezza della quasi totalità dei cacciatori che frequentano quei luoghi e vanificare l'azione di sensibilizzazione messa in atto da questa comunità di cacciatori in maniera quotidiana affinché coloro i quali esercitano attività venatoria abbiano un comportamento esemplare.

È singolare che l'assessore regionale all'ambiente ritorni su un argomento superato da anni dichiarando di voler istituire la riserva naturale dei pantani della Sicilia sud orientale per dare seguito, a suo dire, alla vecchia legge istitutiva del 1991. Peccato che la legge sia decaduta». Cugno Garrano si riferisce a diverse sentenze del Tar di Catania, tra le quali la 1271/010 sezione prima, che ha dichiarato decaduti i vincoli istitutivi della riserva. «E' appena il caso di ricordare, -ha continuato Cugno Garrano- che per legge ogni riserva comprende le zone A, B, C, e D con i relativi vincoli. Le riserve in questione si estenderebbero ben oltre le zone umide paralizzando ogni appezzamento di terra e con esso l'economia dei territori dove si producono primizie di grande valore alimentare peraltro tutelate dal marchio di origine protetta. Ma l'assessore, preso dal sacro fuoco della protezione ambientale risulta sensibile soltanto ad una sparuta minoranza di rumorosi ambientalisti da salotto, dimenticando ed ignorando il danno economico e sociale che ne deriverebbe».

Salvatore Marziano
Fonte: LaSicilia.it il 18-01-2011 - Categoria: Ambiente

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