«Fuorilegge» la sedia in piazza

«Fuorilegge» la sedia in piazza MARZAMEMI - A qualche giorno dai controlli del Primo maggio che hanno costretto i commercianti di Marzamemi a ritirare i tavoli e le sedie per il servizio all'aperto, la rabbia non è passata. Tra i gestori di bar e ristoranti si ritiene di avere subito una profonda ingiustizia e di avere dato una pessima immagine ai turisti. I primi verbali per abusiva occupazione di suolo pubblico furono redatti nella giornata del 25 aprile e i controlli si sono ripetuti. Incredulo per la richiesta di pagamento del suolo pubblico è stato poi l'ingegnere Cesare Cavarra, che esercente commerciale non è, ma che, come ogni pomeriggio festivo, si trovava seduto di fronte casa sua e che è stato considerato responsabile (ma nessun verbale è stato elevato contro di lui) di sedere a prendere il fresco su poltroncine d'epoca forse troppo ingombranti e per questo necessarie di autorizzazione e pagamento di suolo pubblico. Solo qualche giorno prima l'ingegnere Cavarra aveva spiegato i motivi del suo arredamento un po' pittoresco, vantandosi di avere avuto come ospiti su quelle poltrone in legno antico all'ombra del «paracqua» sindaci e assessori rimasti tutti entusiasti di quella che avevano definito una «geniale trovata».

«Ho adottato questo arredamento - aveva affermato Cavarra - per essere in tono con lo stile della piazza, con i muri che trasudano di antico, con gli intonaci corrosi dal tempo e che presentano ancora come dei fossili, frammenti di conchiglie che si trovavano nella sabbia di quando il palazzo di Villadorata fu costruito. Perché usare i moderni ombrelloni quando ci si può riparare dal sole con lo strumento che veniva utilizzato un tempo, il paracqua. Per offrire ai miei ospiti un buon bicchiere di vino e le noccioline, uso «a maidda», come tavolinetto «a sbria» un tempo necessaria per impastare il pane e a tutti spiego l'utilità di questi oggetti, il loro funzionamento, la storia a cui appartengono. Si tratta di pezzi di una collezione di mia figlia e tutti rimangono entusiasti. Come porta oggetti ho una scatola in legno che i cacciatori usavano per tenervi il furetto. Tutti si sono accomodati sulle mie sedie e ora cercano l'autorizzazione». Ma nella cultura siciliana, sedere di fronte l'uscio di casa a prendere il fresco era quasi un rito e comunque una sana abitudine forse non contemplata dalla moderna burocrazia pachinese.

salvatore marziano
Fonte: LaSicilia.it il 04-05-2007 - Categoria: Cronaca

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