"Bontà loro" ha avviato una ritirata strategica

"Bontà loro" ha avviato una ritirata strategica PACHINO - (Salvatore Moncada) Le possibili infiltrazioni criminali nella filiera e nella produzione non riguardano il pomodoro "Pachino Igp". La precisazione dopo giorni di polemiche è arrivata nella puntata di ieri della trasmissione televisiva di Rai Uno "Bontà Loro" condotta da Maurizio Costanzo, la stessa trasmissione che aveva creato il caso giovedì scorso con le affermazioni di Alessandro Di Pietro, conduttore della trasmissione "Occhio alla spesa". Nella puntata "riparatrice" di ieri Alessandro Di Pietro, ha corretto il tiro dicendo che il pomodoro "Pachino", così come prevede il disciplinare, non viene avviato a Fondi per la commercializzazione ma smistato ai veri mercati direttamente da Pachino. Questo stesso punto è stato sottolineato dall'avvocato Giuseppe Gambuzza, legale del Consorzio Igp. «Massima solidarietà ai produttori del "ciliegino Pachino" – ha spiegato Di Pietro – in particolare a quelli che aderiscono al consorzio Igp. Sul pomodoro "Pachino" si fa spesso confusione. Il pomodoro "Pachino" è solo quello Igp». Le contestate affermazioni di Di Pietro si basavano su un'intervista al procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso che parlava dello strano percorso dei prodotti ortofrutticoli avviati a Fondi per il confezionamento e poi riportati indietro. Una modalità distributiva, come già detto, estranea al pomodoro pachino Igp. Anche ieri le reazioni all'assurdo appello a non comprare pomodoro "ciliegino Pachino" non sono mancate. Il presidente della Regione Raffaele Lombardo lo ha definito «più che contestabile. Vorrebbe dire – aggiunge – far chiudere qualche migliaio di imprese e decine di migliaia di lavoratori si troverebbero in mezzo ad una strada costretti a cercare di vivere più o meno illecitamente, quindi stiamo attenti».

Il presidente della Regione spiega come a suo giudizio si possa evitare alle mafie di lucrare e ingrassarsi sulle cento intermediazioni che ci sono tra produttori e consumatori e nelle quali si nasconde la malavita. «Bisogna – afferma - accorciare la filiera, organizzarsi ed evitare le intermediazioni». Lombardo denuncia, inoltre, che il settore è «massacrato da politiche agricole criminali fatte da parte di gente incompetente». E aggiunge: «La grande distribuzione deve garantirci una concorrenza leale non abbassando di punto in bianco i prezzi per far fuori il nostro prodotto. La legge ci può consentire che la grande distribuzione, piuttosto che far danno, sia un alleato del nostro prodotto. La politica agricola dell'assessore D'Antrassi, esperto di produzione e di commercializzazione, è questa. E la legge che faremo dovrà servire anche a questo». Il capogruppo del Pd in commissione agricoltura della Camera Nicodemo Oliverio invita il Governo a varare una sorta di «contro campagna informativa che confuti l'invito al boicottaggio di questo prodotto Oliveiro sottolinea «che il problema non riguarda il pomodoro "Pachino" ma un intero sistema che ha portato ad un'alterazione del mercato», con maggiorazioni dei prezzi che danneggiano «i consumatori finali oltre che gli operatori onesti». L'esponente del Pd sottolinea come il pomodoro di "Pachino" «ha garantito lo sviluppo economico e sociale del territorio» e che «la mafia va combattuta incrementando il controllo del territorio e non penalizzando i produttori onesti», come hanno pure sottolineato le associazioni di categoria. Oliverio chiede quindi al governo «se non ritenga urgente predisporre una corretta e adeguata campagna informativa sulla questione esposta che tuteli gli imprenditori onesti dalla proposta di boicottaggio». In più si chiede un «monitoraggio dei prezzi» del settore agroalimentare, nonchè «provvedimenti urgenti» per «contrastare eventuali infiltrazioni mafiose all'interno della filiera produttiva agroalimentare». Il presidente del gruppo del Partito Democratico all'Assemblea regionale Antonello Cracolici e il parlamentare regionale Pippo Digiacomo dichiarano: «Invece di lasciarsi andare in inopportune telefonate di "censura preventiva" in diretta, il direttore generale della Rai Mauro Masi dovrebbe intervenire adesso per riparare al danno che una sua trasmissione ha provocato all'agricoltura siciliana».
Fonte: gazzettadelsud.it il 09-02-2011 - Categoria: Cronaca

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